Acqua al cromo, dati choc dalle analisi private

cromo«Sì. Siamo in tante ad aver fatto analizzare privatamente l’acqua che scende dai rubinetti di casa, per capire quanto cromo esavalente hanno bevuto per anni i nostri figli. Quando il chimico del laboratorio ha visto i risultati ha fatto un balzo sulla sedia».
A parlare sono due mamme che abitano in centro città. La dottoressa Irene Barzolla e l’avvocato Rossana Iannelli. Non appartengono ad alcun comitato ambientalista, né ad alcun movimento politico. «Siamo semplici cittadine preoccupate per la situazione ambientale della nostra città. Molto preoccupate. Abbiamo letto sul Corriere della Sera dei livelli altissimi di cromo esavalente presenti nell’acquedotto. E abbiamo deciso di fare controanalisi di tasca nostra: 40 euro per la verifica del cromo, 180 per un’analisi completa. I risultati? Beh, eccoli qui».

LIVELLI DOPPI RISPETTO AI DATI ASL – In un appartamento di Mompiano, in via Gallucci, il cromo esavalente (prelievo del 17 gennaio) arriva a 26,6 microgrammi al litro. Una concentrazione più che doppia rispetto alle analisi fatte dall’Asl di Brescia meno di tre mesi prima sull’acqua della vicina fontana pubblica di via Lama (11 ug/l). Altro caso: in via Fratelli Lechi (due passi da piazza Arnaldo) il 4 febbraio un’altra mamma fa analizzare l’acqua del rubinetto. Risultato: il cromo VI arriva a 11,6 ug. Nella vicina fontanella pubblica di Porta Venezia venti giorni prima l’Asl non aveva trovato tracce di cromo.
Altre analisi private nella zona ovest (quella più soggetta alla discesa dei veleni dalle industrie della Valtrompia) parlano di valori intorno ai 10 microgrammi. Le due professioniste hanno analizzato anche l’acqua in uscita dal loro rubinetto in una palazzina di Corso Palestro, trovando 3,6 ug per litro. Non per questo sono meno preoccupate. Hanno interrogato medici e chimici per sentirsi dire che il cromo esavalente nell’acqua potabile proprio non dovrebbe esserci. «È un potente cancerogeno e chiediamo quale siano gli effetti di un’assunzione prolungata abbinata ad altri veleni come i solventi clorurati. Soprattutto per i bambini». Irene e Rossana non sono per nulla tranquillizzate dalle risposte delle istituzioni (Loggia e Asl) che a più riprese hanno pubblicamente ricordato la potabilità dell’acqua di Brescia, visto che il limite di legge in Italia è di 50 ug/litro (per il cromo totale). «Da avvocato posso dire che questa legge è una furbata criminale – replica l’avvocato Iannelli -. Perché si parla di cromo totale non specificando l’esavalente e perché un’altra legge impone il limite di 5 microgrammi per la falda. Un assurdo logico, dovrebbe essere il contrario. Bene ha fatto il deputato bresciano Alfredo Bazoli a chiedere la modifica della normativa al ministro della Salute, mentre io mi chiedo: quei pozzi cittadini dove si supera il livello di 5 microgrammi, non sono fuorilegge?».
Le due donne, insieme ad una dozzina di altre mamme,non si accontentano di fare scorta di acqua minerale. Chiederanno un incontro al sindaco: «Brescia non si può permettere di mantenere questi livelli di cromo nell’acqua. Si adottino tecnologie per abbattere ulteriormente gli inquinanti. O si realizzino nuovi pozzi».

https://brescia.corriere.it/brescia/notizie/cronaca/14_febbraio_10/brescia-acqua-cromo-dati-choc-analisi-laboratori-privati-mompiano-porta-venezia-doppio-rispetto-asl-pietro-gorlani-d2501322-9230-11e3-b1fa-414d85bd308d.shtml

ULTIME ANALISI

L’ingegner Tomasoni spiega che A2A commissiona le analisi sull’acqua al miglior laboratorio della provincia, certificato Accredia. Che a febbraio la media di cromo VI registrata nei 26 punti di controllo è di 4,8 ug/litro e che mai ha trovato valori di cromo superiori agli 11,6 ug. «E non manipola certo i dati come un apprendista stregone».

Più alta la media del metallo cancerogeno trovata dall’Asl dal 1 ottobre all’ 11 febbraio (ovvero 7,25 ug). Ma anche per il dottor Fabrizio Speziani (responsabile del dipartimento di sanità pubblica dell’Asl) è meglio non fidarsi troppo dei laboratori privati al quale si stanno rivolgendo i cittadini allarmati: «La metodologia d’analisi è importante. Quella dell’Asl è garantita e i nostri dati arrivano da singoli prelievi fatti sempre su fontanelle pubbliche». Eppure nelle abitazioni private, dove l’acqua non scorre di continuo, i livelli di cromo continuano ad essere alti.

Ecco le ultime analisi consegnate al Corriere dal alcuni cittadini: in via Bongiorni (zona ospedale) il 20 febbraio si sono trovati 27,1 ug. Da un’abitazione del Villaggio Sereno il 3 febbraio scendevano 24,6 ug al litro. In un appartamento di via Camozzi il 24 febbraio uscivano 21,9 ug. E ancora: 16,3 ug il 19 febbraio da una casa nel centro storico, in via Trieste.

Dati doppi e tripli rispetto a quelli pubblici. Rimarrebbe una controverifica per Asl e A2A: effettuare campioni e analisi anche nelle abitazioni private.

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