CAMPEGGIO IN DIFESA DEL LAGO D’IDRO

SALVIAMO IL LAGO D’IDRO

È dal 2007 che il lago d’Idro è gestito con un’escursione di 1,30 m. Le attuali quote, massima di 368,50 m e minima di 367,20 m, sono ottimali per il lago d’Idro, sia per l’ambiente, sia per il paesaggio, sia per l’economia locale che negli ultimi decenni si è sviluppata intorno al turismo. Gli utilizzi idroelettrici ed irrigui vengono dunque gestiti con questa escursione ormai da sei anni.
Regione Lombardia, per poter continuare a garantire maggior profitto ai produttori di energia elettrica e consorzi irrigui, nel 2008 spinse i comuni di Idro, Anfo, Bagolino e Lavenone a sottoscrivere un “Accordo di programma per la valorizzazione del lago d’Idro” che – oltre alla “valorizzazione” dei 4 comuni attraverso contributi pubblici per 10 milioni di Euro – prevede la costruzione di due nuove opere: una traversa e una galleria di scarico, a pochi metri dalle attuali, grazie alle quali sarebbe nuovamente possibile un’escursione di 3,25 m, da 370 m a 366,75 m.
Portare il lago a quota 370 m, al limite dell’allagamento, sarebbe consentito infatti solo con una nuova enorme galleria di scarico che svuotasse rapidamente il lago in caso di piogge intense.
E la quota 366,75 m sarebbe fisicamente possibile, nel rispetto della Legge n.183 sul Deflusso Minimo Vitale del 2008, solo con una nuova traversa e con lo scavo del letto del fiume Chiese all’incile del lago per una lunghezza di qualche centinaio di metri. Proprio le opere progettate.

“Messa in sicurezza del territorio” è la motivazione utilizzata per promuovere e giustificare le opere.

Conosciuta la pericolosa instabilità della “paleofrana”, la quale insiste su un tratto del fiume Chiese in uscita dal lago, perché scavare il letto del fiume situato a ridosso di tale pericolo non indifferente? Che relazione c’è tra lo scavo dell’alveo e la messa in sicurezza del territorio?

Analizzando il progetto si può notare come la nuova galleria di scarico sia progettata nella stessa roccia instabile nella quale fu scavata la Galleria degli Agricoltori (oggi danneggiata proprio a causa di questa roccia particolare). Chi è dotato d’intuito capirà che una simile cosa non è assolutamente concepibile! Inoltre tale galleria prevede uno scarico di 300 mc/s d’acqua addosso ai comuni sub lacuali (una portata della metà metterebbe in allarme il sub lacuale); dove sarebbe la messa in sicurezza?

L’opera prevede una spesa (iniziale) di 50 milioni di euro da sommare ai 10 milioni donati ai comuni “messi in sicurezza”. Perché il progetto dell’Università di Padova per la messa in sicurezza della paleofrana (4 milioni di spesa) viene lasciato nel cassetto? E per quale strana ragione i comuni “messi in sicurezza” ricevono un indennizzo per il fatto di venir tutelati?

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