Pcb, il veleno è arrivato nella Bassa, a Capriano
Presto un’ordinanza che vieterà di usare l’acqua per l’irrigazione. Ma si temono altre zone contaminate
GIA’ NEL 2008 L’Asl ha trovato l’inquinante oltre i limiti di legge A FENILI BELASI
Pcb in un fosso di Capriano del Colle
I veleni della Caffaro hanno valicato i confini della città, si sono spinti oltre l’hinterland, arrivando nella Bassa. Nel granaio della provincia. Fino a Capriano del Colle. L’Asl di Brescia ha trovato pcb oltre i limiti di legge sul greto di una roggia irrigua che riceve acqua dalle rogge della zona sud della città e dal Garzetta e che scorre dietro il villaggio Paolo VI, nella frazione di Fenili Belasi. E il sindaco del paese bassaiolo, Claudio Lamberti, sta preparando un’ordinanza di divieto d’utilizzo a fini irrigui della roggia.
«I dati comunicatici dall’Asl parlano chiaro – taglia corto il primo cittadino – Nel greto e sulle sponde del vaso irriguo le analisi effettuate nei mesi scorsi hanno rilevato quantitativi di policlorobifenili superiori ai limiti di legge (60 microgrammi per chilo di terra, ndr) e in quanto responsabile della salute pubblica sono costretto a prendere provvedimenti». Il fosso contaminato non è «la roggia Capriana, che prende acqua dal Mella -specifica il geometra Angelo Caraffini, del locale consorzio di bonifica – ma riceve acqua dalle rogge che partono da Brescia, proprio dalla zona Caffaro».
Ma c’è una cosa che non va giù a Lamberti, che amministra il Comune dal maggio del 2011: «Secondo l’Asl le prime comunicazioni all’amministrazione in merito all’inquinamento da pcb risalgono al 2008, ma non mi risulta che all’epoca siano stati presi provvedimenti. E questo è grave».
Che fare adesso? Di soluzioni a corto raggio sembrano essercene un gran poche. Al di là dell’ordinanza di divieto d’irrigazione (che viene effettuata in estate) l’unica strada sarebbe quella della bonifica, dai costi proibitivi per un piccolo comune di 4 mila abitanti. «Chiederemo che il nostro territorio entri a far parte del sito d’interesse nazionale Caffaro – aggiunge Lamberti – così da poter usufruire dei fondi messi a disposizione del ministero, se mai arriveranno». Già. Perché nonostante l’accresciuto pressing degli enti locali sul ministero dell’Ambiente, non sono ancora stati sbloccati i 6,7 milioni di euro stanziati il sito Caffaro; duecento ettari che coprono una bella fetta di città, da via Milano al quartiere Primo Maggio, da Chiesanuova fino alla frazione delle Fornaci. Ora si scopre che i veleni prodotti fino al 1984 dalla fabbrica chimica si sono spinti molto più a sud, ad oltre 13 chilometri da via Milano.
E si apre anche un altro inquietante interrogativo: se la roggia di Capriano si è contaminata con l’acqua del Mella e presumibilmente con l’acqua proveniente dalle rogge derivanti dalla zona sud ovest della città, quanti altri fossi sono potenzialmente inquinati? «Quel che è certo è che si è aspettato troppo prima di intervenire – commenta Giulio Sesana, direttore dell’Arpa Brescia – Sono passati 11 anni da quando si è scoperto il livello abnorme di inquinamento del sito Caffaro che andrebbe tenuto controllo, ma servono fondi, molti fondi». Ma il pcb non è l’unico grattacapo ambientale per la giunta di Lamberti, che ha deciso di «affrontare una buona volta tutti i problemi, per tutelare la salute degli abitanti». Il comune sta lavorando in sinergia con Arpa per la messa in sicurezza della discarica di cesio 137 della Metalli Capra, presente sul Monte Netto: «Nel percolato la radioattività è di gran lunga sotto i limiti di legge – aggiunge il primo cittadino Lamberti – ma è chiaro che non vogliamo che ci siano nemmeno queste tracce. Per questo seguiremo le coordinate di messa in sicurezza che ci ha inviato l’Ispra».
Come se non bastasse andranno bonificate le discariche abusive sorte lungo le sponde del Mella negli anni Ottanta e riportate alla luce tre anni fa, mentre la Provincia sta monitorando i livelli d’ammoniaca nei dintorni di una ditta ai confini con Castel Mella. Dulcis in fundo: il problema dello stoccaggio sotterraneo di gas: «al di là delle polemiche sul referendum ribadisco la ferrea contrarietà di questa amministrazione a quel progetto – chiude Lamberti – perché il nostro comune si è rivelata zona sismica. Ci opporremo con ogni mezzo alla sua realizzazione, di problemi ne abbiamo già troppi. Non le pare?».
pgorlani@corriere.it
Pietro Gorlani