Sopra i limiti massimi consentiti dalla legge. Di quasi il doppio. Parte da qui, dalla relazione che dà conto delle indagini e dei monitoraggi effettuati dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente nei mesi estivi, la diffida firmata dal Broletto e rivolta al bitumificio Gaburri. Che – da martedì – si è visto revocare l’autorizzazione necessaria per il funzionamento dell’impianto. Ieri, il secondo atto delle verifiche: i camini sono infatti stati di nuovo messi in funzione in occasione del nuovo sopralluogo dei tecnici dell’Arpa. Un controllo che ha il compito di capire se i valori sono confermati alle stelle o se, al contrario, sono rientrati nella norma.
A finire sotto la lente di ingrandimento sono i cosiddetti «Cov»: composti organici volatili. Durante l’ispezione dell’Agenzia al bitumificio, il 25 luglio, «per verificare il rispetto del limite è stata presa in considerazione un’ora continuativa di funzionamento dell’impianto – si legge nella relazione Arpa -. Dal campionamento effettuato emerge che il limite previsto in autorizzazione non è stato rispettato». Tradotto in numeri, a fronte di un valore massimo consentito dalla legge pari a 50 microgrammi /Nm3, all’impianto di via Buffalora si è registrato un valora pari a quota 98,8. Quasi il doppio.
Il 20 agosto, l’Arpa ha quindi inviato copia della relazione contenente i dati alla ditta, al Comune e alla Provincia. Ed è proprio il Broletto, in quanto autorità competente in materia ambientale, ad aver deciso di «attuare un provvedimento cautelare alla luce di quanto emerso e documentato dall’Arpa» spiegano dall’assessorato provinciale all’ambiente.
Un «provvedimento cautelare» – aggiungono dagli uffici del Broletto – nato anche da un’altra segnalazione: la presenza di polimeri nell’impianto. Una presenza che la Gaburri Spa ha spiegato dando conto dell’avvio di alcune prove sperimentali, in corso proprio in quei giorni. Prove, queste, per Arpa e Provincia «fuori norma», perché l’autorizzazione concessa a suo tempo allo stabilimento non contemplava il «sì» all’impiego e alla presenza di polimeri.
L’azienda – dal momento della notifica della diffida – ha a disposizione quindici giorni di tempo per sistemare l’impianto, ovvero per «ricalibrare» il livello delle emissioni.
A sorvegliare l’impianto e a lanciare – da un paio di anni a questa parte – le segnalazioni agli enti sono i comitati di quartiere. Dal Codisa al Comitato spontaneo contro le nocività, che pure si sono opposti al nuovo bitumificio pensato dalla Gaburri Spa e autorizzato dalla Loggia, lo stesso che prevede la chiusura di quello ad oggi esistente.
Ma quali sono, in pratica, gli effetti dei «Cov» sulla salute? Perché cioè l’attenzione dei cittadini – ma anche degli enti, dall’Arpa alla Provincia – è tanto alta? A descrivere gli effetti dell’esposizione ai composti organici volatili è l’Istituto superiore di sanità, che elenca tra gli altri irritazione ad occhi, naso e gola, emicrania, reazioni allergiche alla pelle, vertigini. Specificando però come «gli effetti dannosi alla salute variano molto a seconda del tipo di composti e dell’esposizione agli stessi».