Sabato 5 maggio, circa un migliaio di persone ha attraversato le strade della città di Trento per ribadire la propria opposizione al TAV Verona-Brennero, al fianco della Valsusa che resiste. Una bella manifestazione, nonostante la pioggia e l’imponente schieramento poliziesco (il corteo è stato sorvegliato persino da un elicottero). E nonostante il terrorismo mediatico che aveva il preciso scopo di tenere la gente a casa. Ma la gente a casa non c’è stata, partecipando con una composizione sociale che ben di rado si è vista per le strade di Trento.
Al di là del dato quantitativo – di per sé significativo, se si pensa a quanto avviene di solito alle manifestazioni in Trentino – l’aspetto più interessante è stato proprio questo. Studenti, lavoratori, comitati NO TAV-KEIN BBT, bambini e anziani senza una sola bandiera di partito o di sindacato, uniti dalla volontà di difendere il proprio territorio. Tanti interventi, che dalle ragioni specifiche contro il TAV si sono anche allargati al sistema economico, politico e mediatico di cui il treno ad alta velocità è espressione, causa-effetto di quella crisi che industriali, banchieri e politici vorrebbero rovesciare interamente sulle spalle di lavoratori e pensionati, stretti tra la miseria e la disperazione (quando non addirittura la morte).
Tra le nocività non si può infatti dimenticare la strage di vite sui luoghi di lavoro, come ha ribadito un partecipante al comitato di Tezze sul Brenta, sorto per la memoria attiva dei 14 operai morti a causa dell’inquinamento provocato dalla Tricom Galvanica. Durante l’assemblea finale in piazza Duomo, le parole si sono unite al cibo e alla convivialità, in una sorta di anticipazione di quelli che dovranno essere in futuro i presìdi per impedire l’avvio dei lavori preliminari per l’opera in Trentino. D’altronde, che la manifestazione fosse uno dei passaggi per allargare un’opposizione consapevole e determinata a questo progetto inutile e devastante, è stato ribadito da tutti i comitati sorti in Trentino, da Marco a Lavis, passando per Rovereto e Calliano.
E sentire le mamme NO TAV di Marco affermare a chiare lettere che sono disposte a mettersi in mezzo tra le ruspe e l’ambiente, tra la cupidigia devastatrice del profitto e il futuro dei loro figli è il miglior esempio di come la volontà comune sia quella di andare oltre il mero movimento di opinione, per farsi comunità resistente. Una volontà cresciuta negli anni, grazie ad una costante attività sul territorio, paese per paese, poco appariscente ma reale, ben lontana dagli spot elettorali o mediatici.
Se durante la manifestazione NO TAV dell’aprile del 2008, sempre a Trento, i comitati erano ancora qualcosa di embrionale, ora sono una realtà. Ed è proprio questo ad aver dato al corteo del 5 maggio il suo carattere “popolare”, visibile nei volti, negli striscioni, nei cartelloni. Senza dimenticare, ovviamente, lo slancio potente che è venuto dalla Valsusa, come è emerso dalla diretta telefonica con Luca dall’ospedale di Torino, dove si trova ancora chiuso dal 27 febbraio scorso. La partecipazione di numerosi trentini e roveretani alla lotta in Valsusa, così come quella di Luca e di altri “valligiani ribelli” alle nostre iniziative in questi sette anni, hanno creato un affetto e una solidarietà palpabili in piazza Duomo.
Non sono mancate le espressioni di solidarietà ai NO TAV ancora in carcere dal 26 gennaio, tra cui Juan, rinchiuso nel carcere di Spini di Gardolo. La lotta contro il TAV ha senz’altro bisogno ancora di una controinformazione capillare e puntuale, per sbugiardare le menzogne diffuse dai progettisti e dai loro collaboratori mediatici. Ma ha bisogno anche e soprattutto di fiducia nelle nostre possibilità, di coraggio nel non delegare, di piacere di scoprirsi e sentirsi persone e non meri consumatori di merci, donne e uomini in armonia con le montagne, con le campagne, con gli animali, con i fiumi. Proprio come hanno ribadito in piazza Duomo i Mapuche e i Maya del Cile e della Patagonia in lotta contro la distruzione ambientale e sociale provocata dai progetti dell’Enel: parole semplici che non avevano bisogno di traduzione, e che sono andate dritte al cuore di chi ascoltava. Un importante passaggio, la manifestazione di sabato 5 maggio.
Per “raccogliere” il frutto di anni di serate pubbliche, presìdi, camminate, cene e tante altre iniziative, nate e cresciute dal basso, ma soprattutto per guardare avanti, per dare a quel “ci metteremo di traverso” la concretezza di cui avrà bisogno. All’interno del coordinamento trentino NO TAV si discuteranno le iniziative dei prossimi mesi, a partire dall’idea di un campeggio per fine estate, magari su uno dei terreni che i signori del TAV vorrebbero espropriare. “Trentino, Valsusa, no i farà ’na busa!”. Un grazie, dunque, a chi era in piazza assieme a noi. E un arrivederci.
7 maggio 2012