Pcb e bonifiche. Tanti problemi, solo piccoli passi

Non cade nel vuoto l’allarme dei genitori di Chiesanuova, che negli scorsi giorni hanno raccolto centinaia di firme per far conoscere alle istituzioni la loro preoccupazione sulla situazione ambientale dei parchi e giardini nella zona Sud della città, contaminata da Pcb. L’assessore all’Ambiente Paola Vilardi, con il collega che si occupa di Lavori Pubblici e Verde Mario Labolani, annuncia infatti di essere pronta ad incontrarli per fare il punto sulla situazione dell’inquinamento. Entro l’estate saranno anche installati negli spazi verdi in cui i piccoli giocano un centinaio di cartelli che dovrebbero dare indicazioni sui comportamenti da adottare.

L’AMARA VERITÀ però è che in questo momento non ci sono risorse per le bonifiche in generale, e non risorse specificatamente dedicate a bonificare il terreno dei parchi di Chiesanuova (e a Sud alla Noce, Fornaci e Girelli). Alcune operazioni significative, come la posa della nuova area pavimentata da 500 metri quadri a sostituzione del manto erboso all’interno della scuola Deledda, consentono di arginare l’emergenza nelle situazioni critiche. Ma l’attività ai giardini pubblici è ferma. Se è vero che la caratterizzazione del suolo effettuata nel quartiere nel 2003 sull’onda del caso Caffaro ha portato alla luce concentrazioni di Pcb totali quasi tre volte inferiori a quelle riscontrate intorno all’azienda (il valore medio riscontrato a Chiesanuova era di 0,418 milligrammi per chilo contro i 1,132 del sito nazionale), è vero anche che è ancora in vigore l’ordinanza del 2002 reiterata con cadenza semestrale dal sindaco Corsini prima, e dal sindaco Paroli poi, che vieta per tutta l’area interessata dall’allarme «il contatto con il terreno stesso o l’inalazione di polveri da esso provenienti». È stata prorogata per ora fino al 30 giugno, dal momento che l’Asl a fine 2011 ha ritenuto che ci fossero ancora le condizioni per reiterare le limitazioni all’utilizzo di suoli. E nulla fa pensare che a giugno qualcosa sarà cambiato. «Le priorità per noi sono gli spazi pubblici, soprattutto quelli che utilizzano i bambini – spiegano gli assessori -. Stiamo man mano intervenendo in base alla disponibilità delle risorse e all’urgenza». Disponibilità che è scarsa, a fronte di operazioni di bonifica che hanno dimensioni e costi imponenti.  

Finora il Comune ha sostenuto spese per la caratterizzazione e per le bonifiche che si sono concentrate esclusivamente nel Sin – Sito di interesse nazionale (cioè intorno all’azienda nell’area più inquinata) per 3 milioni di euro. Questi fondi sono stati sufficienti per tentare di risanare nemmeno 20mila metri quadri su 2 milioni di metri quadri contaminati da Pcb. Sono state completate le bonifiche su cinque giardini privati, ma nessuno degli interventi messi in campo sugli spazi pubblici è stato ultimato in modo definitivo: né alla scuola passo Gavia (circa 8mila metri quadri, che però è avanzato, vedi a fianco), né al parco di via Nullo (7.100 metri quadri), né al parco Passo Gavia dove, a fronte di un’estensione di 13.200 metri quadri, si cerca con difficoltà di intervenire su 2.260 metri quadri.  I costi delle singole operazioni sono significativi, e muovere anche un solo centimetro cubo di terra inquinata è complicatissimo. In via Nullo per esempio un primo tentativo di risanamento era stato messo in campo nel 2009. L’ escavazione di 50 centimetri di terreno ha rilevato ulteriore inquinamento da Pcb, e da qui è emersa la necessità di scavare altri 50 centimetri. Ma la vicenda giudiziaria ha bloccato tutto. Solo ad ottobre il cantiere è stato dissequestrato e ora sta per prendere il via, forse già la settimana prossima, il bando che aprirà la strada a questa seconda tranche di bonifica. In tutto l’operazione dovrebbe costare 740mila euro (anche se per la prima fase non sono stati riconosciuti compensi all’azienda che si è occupata del conferimento, la Moviter di Edolo). E al parco Passo Gavia, l’impresa che si occupava dello scavo e dell’accatastamento del terreno (a cui erano stati appaltati lavori per 63mila euro; altri 200mila sono destinati allo smaltimento nella cava A2A) è fallita.

INSOMMA, NONOSTANTE gli sforzi si va avanti piano e nulla di tutto ciò riguarda, si diceva, i quartieri a Sud della Caffaro per ora. Anche i 6,7 milioni che dovrebbero essere girati a Brescia da Roma, forse attraverso la Regione, saranno impiegati per l’area del Sin. «Come assessore – conferma Vilardi – sono seriamente preoccupata per la situazione ambientale di Brescia. Confido nel ministro Clini, è un uomo che conosce bene in problemi della città sul sito Caffaro. Dobbiamo fare i conti con la penuria di bilancio ma è arrivato il momento di pensare, dove ci sono emergenze serie, di fare prelievi dal fondo di riserva».  In un contesto così grigio, c’è comunque l’impegno della Loggia a rispondere alle famiglie di Chiesanuova, incontrandole e installando nei parchi e nei giardini i cartelli che avvisano dell’emergenza Pcb, dove mancano: «Ne metteremo un centinaio entro l’estate – annunciano Vilardi e Labolani -. Bisognerà coinvolgere anche la municipale: i cartelli voluti dal vicesindaco sono stati tutti installati prontamente negli spazi verdi cittadini».  

Natalia Danesi

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