TARANTO: il 26 luglio 2012 la magistratura tarantina ordina il sequestro dell’area a caldo dell’Ilva e l’arresto di Riva e dei vertici aziendali.
Il 2 agosto 2012, durante una manifestazione sindacale, convocata in accordo con l’azienda, cui partecipano Camusso, Bonanni, Angeletti e Landini, dietro un apecar una massa di lavoratori, disoccupati, precari, donne, in maniera pacifica ma decisa, irrompe in piazza, fende la folla e si prende il palco, i sindacalisti fuggono, la folla resta in piazza ed applaude il comizio alternativo.
E’ la nascita di un nuovo soggetto collettivo autorganizzato, il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, che smaschera le manfrine di sindacati conniventi con l’Ilva, che produce morte.
Da allora l’Ilva continua a produrre morte all’interno per i propri operai a causa di inesistenti misure di sicurezza, all’esterno colpendo i cittadini tarantini, che, anziani, adulti e bambini, si ammalano e muoiono di tumore, avvelenando il territorio circostante con la distruzione nel raggio di decine di km delle produzioni agricole e ittiche.
Ed il governo, con il decreto emanato alla vigilia di Natale, consente all’Ilva di non smettere di uccidere e disattendere le decisioni della magistratura.
Ma il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti rompe il vecchio schema “o difendere il lavoro o difendere l’ambiente”, mostra concretamente che, attraverso un percorso di lotta di massa, dal basso, non delegata, e un’opera di acculturazione senza precedenti circa i propri diritti da troppo tempo calpestati, gli operai e la popolazione possono riappropriarsi della propria vita, della propria salute, della necessità di reddito e di un lavoro che non sia produttore di morte per se stessi ed i propri figli. E’ questa una strada molto difficile, ma ora appare possibile percorrerla fino in fondo.
BRESCIA: Il 6 marzo 2013 sono passati 65 giorni dall’inizio del nuovo anno e le centraline antinquinamento registrano già 38 giorni (in centro) e 41 giorni (al Villaggio Sereno) di sforamento dei massimi consentiti per le polveri sottili (il limite ammesso per legge è di 35 giorni annui).
A Brescia e provincia non c’è un mostro come l’Ilva, ma in compenso c’è l’Inceneritore A2A più grande e moderno d’Europa, ci sono cave, discariche e centrali a biomasse, fabbriche come la Caffaro e l’Alfa Acciai si aggiungono all’Inceneritore nel produrre diossina e pcb, buona parte dei territori cittadini e dell’hinterland è cosparsa di polveri di cemento e discariche di amianto.
Ma se l’aria è sempre più irrespirabile ed aumentano i tumori, l’acqua dei nostri rubinetti, che bevono i bambini nelle mense scolastiche, presenta vistose tracce di cromo esavalente.
E che dire di territori cittadini come il comparto Milano, ove l’avvelenamento in profondità, provocato dalle mefitiche produzioni della Caffaro, ha costretto da tempo immemorabile le autorità cittadine a vietare la consumazione di uova, latte, carni, verdure e frutta di allevamenti e orti circostanti, nonché a rinnovare semestralmente ordinanze di sindaci che vietano ai bambini di giocare all’aperto e calpestare i prati?
O dell’area San Polo-Buffalora fatta oggetto di continue escavazioni e disseminata di discariche?
Di fatto un macabro gemellaggio dell’inquinamento si è realizzato tra Taranto e Brescia, un gemellaggio della tragedia come è testimoniato dalla presenza di due scuole primarie simbolo, hanno entrambe lo stesso nome, “Grazia Deledda”, una si trova a Taranto, nel rione Tamburi, accanto all’Ilva, l’altra si trova a Brescia, nel comparto Milano, vicino alla Caffaro.
Ma perchè non proviamo a costruire un altro altro gemellaggio, quello della lotta autorganizzata e della solidarietà dal basso?
Possiamo imparare tante cose, reciprocamente, tale è il senso dell’incontro di sabato 6 aprile, ore 15 (casa delle Associazioni), con il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti di Taranto.