Lunedi 13 agosto proiezione del film alle 20.00 presso lo stand Pachanka
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La gestione dei rifiuti è uno dei temi caldi con il quale ogni società civile deve fare i conti. Lo scandalo della spazzatura di Napoli ha fatto il giro del mondo. Quelle immagini hanno mostrato l’inadeguatezza dell’Italia nella gestione di un problema così importante per il futuro. In Italia il business dei rifiuti ha cifre da capogiro. Tutti gli schieramenti politici si sono rivelati stranamente d’accordo nell’avallare la costruzione di queste strutture che producono micro- e nano- particelle e che sono altamente dannose – soprattutto a discapito delle generazioni future – come dimostrano le tante analisi internazionali, sottoscritte da numerosi scienziati, medici e ricercatori. La situazione in Europa non è idilliaca: basti pensare all’inceneritore di Vienna, dall’aspetto colorato e quasi fiabesco, costruito proprio dentro la città. Comunque, la tendenza principale in Europa è di non costruire più inceneritori, di produrre sempre meno rifiuti e di avviare una raccolta differenziata davvero capillare.
A Clermont-Ferrand, in Francia, grazie alla mobilitazione di un gruppo di 531 medici e di associazioni per l’ambiente è stato respinto un progetto per un inceneritore di rifiuti nel giugno del 2008. La Germania, da anni, ha avviato una raccolta differenziata davvero capillare e soprattutto ha profuso molte energie nell’educazione al rispetto dell’ambiente. Nell’Aprile del 2007 – pochi mesi prima di morire – Lorenzo Tomatis, il grande oncologo italiano, a proposito degli inceneritori pronunciò una frase lapidaria: “Difficilmente le nuove generazioni ci perdoneranno per questo suicidio ambientale”
Eppure gli organi d’informazione ed alcuni illustri scienziati non fanno altro che rassicurare i cittadini sull’efficienza e sulla sicurezza degli inceneritori o – come spesso si usa dire per nobilitarli – dei “termovalorizzatori”. A tal proposito è da ricordare che la Comunità Europea ha bandito il termine “termovalorizzatore”, perché lo ha ritenuto L’inceneritore più grande d’Europa è in Italia, a Brescia. È una struttura che riceve premi e riconoscimenti, ma purtroppo dalle stesse Università private che ricevono cospicue donazioni da parte delle società che gestiscono l’inceneritore. È in questo stato di cose che risulta difficile ottenere le analisi condotte sulle popolazioniprossime agli inceneritori. Molte aziende e molti sindaci, infatti, non sono propensi a fornire dati concreti sull’incidenza di “malattie sospette” nelle popolazioni in prossimità degli impianti. Eppure sarebbe di fondamentale importanza una tavola rotonda tra i sostenitori degli inceneritori e i medici contrari. Purtroppo chi si aspetta di trovare la disponibilità dei politici e dei medici favorevoli agli inceneritori per un serio dibattito pubblico da tempo rimane deluso. In Italia negli ultimi anni sono sorti tanti Comitati contro gli inceneritori. D’altronde quest’impianti sono ufficialmente poco più di 50, sparsi su tutto il territorio nazionale, ma tanti altri sono in rapida attivazione. Inoltre in quel numero non sono contati gl’inceneritori privati dedicati al trattamento dei rifiuti ed inoltre bisogna contare anche le centrali a biomasse che, nei fatti, sono inceneritori. Purtroppo ci sono non pochi motivi di sconforto. Enti che dovrebbero essere compatti nella tutela del territorio, come Legambiente, denotano evidenti spaccature interne, causate dal conflitto di etica ed interessi. Inoltre attraverso i CIP6, i Certificati Verdi,ed una aggiunta della parola “assimilate” ad una normativa europea a favore delle energie rinnovabili, di fatto il 7% della bolletta Enel è stato consegnato ai petrolieri: dal 1992 oltre 35 miliardi di euro. In Italia questa è la risposta al problema dei rifiuti. Qualcuno ha già deciso per tutti la strada da percorrere. Gli inceneritori, oramai, vengono venduti ai comuni italiani come un prodotto miracoloso mediante conferenze-show, tenute da esimi docenti universitari e tecnici stimati. Negli Stati Uniti d’America, invece, non si costruiscono più inceneritori dal 1996. Questo anche grazie alle battaglie di un grande nome della Scienza come Paul Connett, autorità mondiale nel campo della gestione dei rifiuti e teorico della strategia “Zero Rifiuti”, che promuove l’attenzione per la gestione dei rifiuti, il riciclaggio e l’innesco di sistemi virtuosi dello smaltimento della spazzatura con delle precise strategie e dei tempi di risoluzione prefissati. A questa strategia stanno aderendo tante realtà nel mondo. Il problema degli inceneritori e delle nano particelle, quindi, deve essere affrontato immediatamente. Ci sono delle vicende in campo di salute ambientale che dovrebbero aver insegnato qualcosa: basti pensare allo scandalo dell’amianto, non solo in Italia ma anche in altri paesi come la Francia. L’amianto è il materiale altamente tossico che è stato utilizzato fino agli anni Ottanta per produrre la miscela cemento-amianto (il cui nome commerciale era Eternit) per la coibentazione di edifici, tetti ma anche di navi e treni. In Italia l’impiego dell’amianto è stato dichiarato fuori legge dal 1992 eppure i danni provocati alla salute di migliaia di persone sono stati terribili. Queste dolorose vicende dovrebbero sicuramente insegnare ad affrontare tempestivamente i gravi problemi da inquinamento ambientale. È doveroso, quindi, che si parli anche d’inceneritori, di polveri sottili e di nano-particelle. Difficilmente le nuove generazioni ci perdoneranno per questo suicidio ambientale Lorenzo Tomatis, Oncologo di prestigio mondiale |
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