Sono in tanti, in queste ore, a temere gli effetti dello Tsunami che si è abbattuto sulla capitale. L’arresto di Manlio Cerroni, il Re di Malagrotta, non ha solo sconvolto il sistema quarantennale di gestione dei rifiuti nella capitale, basato sul doppio assioma monopolio/discarica. Dietro il suo sconfinato impero (che copre l’intera penisola, dalla Calabria alla Lombardia, allargandosi fino all’Australia) c’è un sistema di complicità politiche inimmaginabile, partito dagli anni ’60 andreottiani e arrivato fino alle più recenti amministrazioni regionali. Forse non avranno rilievo penale per i magistrati, ma di certo le tante e lunghe conversazioni più che amichevoli tra il «Supremo» — così qualcuno nella regione Lazio chiamava Cerroni — e gli amministratori, soprattutto dell’area Pd, disegnano con una nuova luce la storia politica romana e laziale degli ultimi anni.
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Pagava bene chi doveva controllare i suoi traffici di rifiuti l’avvocato Cerroni, il re della monnezza romana finito agli arresti domiciliari. E i bonifici dal 2008 al 2010 sono andati ad dirigente dell’Arpa Lazio , Fabio Ermolli, che in passato è stato anche responsabile del Sistema Integrato Qualità e Ambiente di una società di Cerroni, la Systema Ambiente di Montichiari (che ha sede legale in città, in via dei Santi 58 ma discarica a Vighizzolo di Montichiari).
Elemento cardine per comprendere l’inchiesta sono le tariffe per lo smaltimento dei rifiuti: una vera e propria manipolazione del libero mercato, possibile a Cerroni e al suo storico collaboratore Bruno Landi (ex governatore del Lazio) grazie alla complicità di funzionari della Pubblica Amministrazione: questi ponevano in essere una serie di condotte illecite volte ad impedire alla società Rida Ambiente Srl, concorrente di Cerroni, di entrare nel ricchissimo business. In mancanza di concorrenza è stato possibile fare il prezzo migliore per anni, salvochiedere oggi una pioggia di milioni per bonifiche e controlli. Gli illeciti sarebbero stati possibili in particolare grazie all’uomo di Cerroni in Regione, Luca Fegatelli (capace persino di allontanare funzionari regionali troppo corretti ed inclini al libero mercato): un ruolo che gli inquirenti definiscono “egemone” all’interno della Regione Lazio.
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