PIATTAFORMA della MANIFESTAZIONE STOP BIOCIDIO BRESCIA del 10 maggio 2014

Le cronache degli ultimi anni hanno portato alla luce una scomoda verità che riguarda il territorio bresciano. La crisi economica ha tolto il velo al “benessere” che la pesante industrializzazione della città di Brescia e della sua provincia ha portato ai suoi abitanti e oggi ci presenta il conto attraverso la realtà di un territorio devastato. In particolare, la situazione sanitaria ci appare oggi nella veste di una vera e propria emergenza non più tollerabile né sostenibile. Basti pensare che nel 2009 Brescia ha ottenuto il record nazionale di decessi per tumore e numerosi studi epidemiologici la collocano ai primi posti per l’incidenza di numerose patologie tumorali, soprattutto di quelle infantili. Pur mancandoci ancora i numeri esatti di questo disastro in termini di costi sociali e di vite umane, la realtà che ci si palesa davanti agli occhi ci appare pesantemente compromessa anche per tutte le generazioni che verranno.

Proprio per meglio comprendere e descrivere la gravità di questa situazione abbiamo deciso di riprendere il termine utilizzato dai comitati campani della Terra dei Fuochi: biocidio. Con questo concetto vogliamo indicare il prodotto storico della devastazione che il territorio di Brescia ha subito a seguito della sua industrializzazione selvaggia. Un termine con il quale vogliamo individuare il responsabile del disastro: un modello economico disumano che ha trattato cose e persone come meri strumenti per il raggiungimento del massimo profitto; un modello economico che oggi, oltre che a continuare a devastare e ad avvelenare le nostre terre, è anche causa di una sempre più crescente povertà e marginalità sociale.

In questi anni a centinaia tra cittadini, comitati, studiosi, giornalisti è toccato il duro compito di far emergere e testimoniare questa scomoda verità. Ed è solo attraverso una lotta quotidiana fatta di convegni, presidi, assemblee, scioperi della fame, occupazioni, denunce, blocchi che si sono percorsi i primi passi verso la complessa strada delle bonifiche, per ridare un futuro dignitoso a questo territorio.

Ma ancora una volta ci troviamo costretti a constatare l’atteggiamento miope delle istituzioni, chine a preservare gli interessi di chi con questo modello economico si è arricchito a dismisura. Minimizzare e negare la realtà di questo disastro è diventato il pericoloso gioco a cui in molti si sono prestati, dal Comune di Brescia alla Provincia e alla Regione, dall’ Asl, all’ARPA ai vertici di A2A. E, soprattutto, marginalizzare e delegittimare chi con determinazione si oppone e si continua a battere per nuovi modelli di gestione del nostro territorio. I vari comitati in questi anni hanno saputo raccogliere un enorme patrimonio di informazioni confluito in un sapere tecnico-scientifico che è già in grado di tracciare nuovi e alternativi percorsi per il futuro (basti pensare al referendum sull’acqua, alla legge sui rifiuti zero, alle proposte per contrastare il consumo di suolo, eccetera).

È per questo motivo che non vogliamo più aspettare ma pretendiamo che queste strade alternative vengano percorse fin da subito.  Inoltre, le risorse per avviare le bonifiche ci sono, ma sono bloccate e sperperate nella realizzazione delle grandi e inutili opere come Tav, Bre-Be-Mi o la nuova diga del Lago d’Idro, che aggiungono ulteriore devastazione al nostro territorio.

È per questo motivo che combattiamo le politiche di austerità propugnate dalla troika (Commissione europea, BCE e FMI) e dai governi italiani che impediscono i necessari interventi pubblici di salvaguardia ambientale, di monitoraggio e assistenza sanitaria e sociale, di investimenti nella tutela del bene acqua, di bonifica, eccetera.

PRINCIPALI CRITICITA’

–          Sito Caffaro. PCB, diossine, arsenico, mercurio … tutto ciò che è cancerogeno qui lo troviamo. L’aggiornamento recente dello studio Sentieri  osserva un incidenza per i nuovi casi di tumore insorti tra il 1996 e il 2005 eccessi di rischio statisticamente significativi per le seguenti sedi: tutti i tumori +12%, fegato +58%, laringe +30%, polmone +8%, mammella +26%, melanoma +25%, rene +25%, tiroide +49%, emolinfopoietico +10%, linfoma non Hodgkin +20%, leucemia mieloide cronica +61%. Il tutto ha causato, a Brescia in 10 anni, 791 casi di tumore in più rispetto alla popolazione di riferimento sulla quale è stato effettuato il confronto. Inoltre nei ragazzi di età 20-24 anni si registra un eccesso di tumori statisticamente significativo del 42% e del 22% nella classe di età 0-24 anni. Un miliardo e mezzo il costo della bonifica certificato da ISPRA. Briciole, 7-8 milioni le risorse messe a disposizione da Stato e Regione.

–          Inquinamento acque. La prima falda acquifera di Brescia è inquinata.  La seconda , da cui si attinge per dare da “bere” alla città è quindi particolarmente importante e deve essere salvaguardata. Innanzitutto dalle sostanze cancerogene che si trovano sotto la Caffaro. Per fare questo 10 milioni di metri cubi di acqua vengono aspirati ogni anno per evitare la contaminazione della falda più profonda.  Ma nonostante le rassicurazioni di ASL, ARPA E A2A l’acqua di Brescia non può essere considerata di buona qualità. Recentemente alcune analisi fatte da privati hanno certificato la presenza di inquinanti (in particolare cromo esavalente) al di sopra dei limiti stabiliti dalla legge, rendendo quest’acqua non potabile.

–          Grandi Opere. TAV, BRE-BE-MI, DIGA SUL LAGO D’IDRO, AUTOSTRADA DELLA VALTROMPIA. Opere faraoniche, inutili, dannose e costose. Tolgono risorse ai servizi pubblici essenziali (sanità, scuola, TPL …). Tutti progetti sui quali la magistratura è dovuta intervenire a più riprese: basti pensare al recente scandalo che ha riguardato i vertici di Infrastrutture Lombarde e la conseguente inchiesta che tocca anche le future opere sul lago d’Idro. Particolarmente devastante è l’inutile tratta dell’alta velocità Brescia – Verona, proseguimento della Treviglio – Brescia attualmente in costruzione,  che attraversando il Basso Garda, ne stravolgerà il paesaggio e l’economia, consumando 2 milioni e 245 mila metri quadrati di territorio e facendo perdere per sempre il 20% della produzione dei rinomati vini del Lugana.

–          Siti contaminati e sversamenti illegali. Quello della Caffaro è solo la punta dell’iceberg di un territorio che in totale conta 271 siti contaminati  conosciuti. Tantissimi quelli illegali, che fanno della nostra Provincia la “Terra dei Fuochi” del Nord Italia. Basti pensare ai sette ritrovamenti di scorie industriali nocive avvenute in poco più di 2 km di Tav in costruzione tra Travagliato e Castegnato. In pratica ogni volta che si scava si trova terra contaminata. Secondo l’ARPA sono ben 460 gli ettari disseminati in tutta la Provincia occupati da discariche abusive.

–          Cave e discariche. Da sempre provincia estrattiva per la buona qualità del suo sottosuolo ben presto Brescia si è trasformata nella pattumiera d’Italia. A Brescia molte cave sono state infatti trasformate in discariche, nonostante ci fossero già progetti per il ripristino ad uso agricolo o a verde. Particolarmente grave la situazione tra Castenedolo e Montichiari dove sono stoccate ben 13 discariche che ospitano ogni tipo di rifiuto. Non a caso un indagine sulla mortalità 2006-2008 a Montichiari ha certificato un aumento dei casi di tumore allo stomaco negli uomini +85% e della mammella +37% e del polmone +27% nelle donne. Il caso più grave resta quello della ex Cava Piccinelli, a Buffalora, dove è stoccato il Cesio 137. Recentemente un indagine ARPA ha stabilito che radioattività e falda acquifera sono venuti a contatto.

–          Inceneritore. A Brescia si trova il secondo inceneritore più grande e celebrato d’Europa. Brucia 800.000 tonnellate di rifiuti all’anno di cui oltre la metà provengono da fuori provincia. Il risultato è che Brescia ha il primato in Lombardia di concentrazioni di PM10 E PM2,5.  Recentemente ci siamo guadagnati il terzo posto tra le città più inquinate d’Europa. Un grande studio, che ha coinvolto trecentomila abitanti di nove paesi europei, tra cui l’Italia, ha dimostrato che respirare polveri fini (PM10) e ultrafini (PM2,5), aumenta il rischio di cancro polmonare. Lo stesso IARC , l’Istituto Internazionale di Ricerca sul Cancro, ha definito lo “smog” dell’aria inquinata, come un pericoloso cancerogeno.

–          Biomasse. Anche le centrali a biomasse, cosi come tutte le altre combustioni, compresi gli scarichi delle automobili, contribuiscono a inquinare l’aria.

–          Trivellazioni e stoccaggio gas (Capriano del Colle, Bordolano, eccetera). ENI e altre multinazionali energetiche continuano a stoccare gas metano nel sottosuolo della pianura padana in prossimità delle faglie tettoniche, note da oltre 10 anni e questo sta aumentando la pressione di stoccaggio. Secondo numerosi studi internazionali trivellare il terreno ed iniettare nel sottosuolo grandi quantità di metano, può aumentare il rischio di terremoti, soprattutto se gli impianti vengono costruiti in zone sismiche, sia per le potenziali problematiche di sicurezza relative alla possibilità di fenomeni sismici, sia in termini di conseguenze che un sisma può avere sulla funzionalità degli impianti, sia in termini di effetti sismici indotti che possono manifestarsi nella fase di perforazione dei pozzi per l’immissione e l’estrazione del gas dal giacimento.

–          Aeroporto di Montichiari. Ha visto transitare nel 2012 solo 22.669 passeggeri (Crotone, che è considerato il peggiore aeroporto del sud ne trasporta 154.250). Da quando è stato costruito, 12 anni fa, sono stati maggiori i costi, sostenuti tra l’altro da soggetti pubblici, che i ricavi. Senza dimenticare i danni a livello ambientale: inquinamento da polveri (PM10) e inquinamento acustico.

–          Cementificazione del suolo e emergenza abitativa. Brescia è tra le città più cementificate d’Italia, con il 44,5% del suo territorio ormai coperto da case, negozi, uffici, capannoni, strade e infrastrutture. L’allarme arriva dal report di Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che analizza il consumo di suolo nel triennio 2009-2012. Anni in cui in Italia si sono cementificati 720 chilometri quadrati di territorio, al ritmo di 8 mq al secondo. Nonostante l’enorme numero di abitazioni edificate, l’emergenza abitativa rimane una delle ricadute più drammatiche della crisi economica. Brescia è tra le prime città in Italia per numero di sfratti eseguiti (solo nel 2013 sono state avanzate 1789 richieste di sfratto). Gran parte dello sfitto presente sul territorio bresciano è oggi in mano a fondazioni bancarie, fondazioni ecclesiastiche, assicurazioni e grandi gruppi immobiliari.

–          Agricoltura intensiva e industriale. I grandi allevamenti zootecnici e le monoculture di mais nella bassa bresciana creano profondi squilibri per l’ambiente: emissioni di CO2, nitrati nel terreno, eccessivo consumo di acqua e sostanze proteiche destinate all’alimentazione, oltre ad antibiotici e medicinali che entrano nella catena alimentare umana. Per non parlare dell’uso di pesticidi in viticoltura: ci sono studi scientifici che dimostrano come diverse patologie del sangue e dell’apparato linfatico siano da mettere in relazione ad una ripetuta esposizione ai pesticidi più potenti (come quelli utilizzati nella bassa bresciana in estate per il mais o nella vite in Franciacorta). Anche patologie quali il Parkinson e Alzheimer hanno una correlazione con l’esposizione a certi principi chimici.

SOLUZIONI E NUOVE STRADE ALTERNATIVE

–          Bonifiche. Dare avvio alla lunga e complessa stagione delle bonifiche, a partire dalla stesura di un progetto complessivo per la bonifica del sito Caffaro, che a tutt’oggi ancora manca, e dalla realizzazione di un crono programma per gli interventi. Bonifica e messa in sicurezza del cesio presente nella ex – cava Piccinelli. Bonifica di tutti i siti contaminati presenti sul territorio provinciale (271), con un occhio di riguardo alle situazioni di maggiore criticità (area di Montichiari, siti di stoccaggio con rifiuti radioattivi, discarica Ve – Part, Ex – Selca, discarica di Mazzano ecc.). Avviare una campagna per individuare e perimetrare tutte le discariche abusive presenti sul territorio provinciale.

–          Avvio programma risanamento delle falde acquifere e realizzazione del depuratore della Valtrompia (prioritario rispetto alla costruzione di un inutile raccordo autostradale).

Chiusura di tutti i pozzi inquinati.

Avvio a programmi di studio per nuove forme di approvvigionamento dell’acqua per la città di Brescia.

Risanamento e riqualificazione dei fiumi, dei laghi e dei corsi d’acqua del bresciano, in quanto elementi fondamentali per la conservazione della biodiversità.

È indispensabile inoltre che il servizio idrico venga gestito a livello provinciale da un soggetto di diritto pubblico (basta Spa, basta presenza di privati nella gestione dei beni comuni) che agisca sotto il controllo di utenti e lavoratori secondo modalità partecipative, come indicate nella proposta di legge del forum italiano dei movimenti per l’acqua. Devono essere rispettati gli esiti referendari (referendum del giugno 2011) e le tariffe agli utenti non possono più comprendere la percentuale di remunerazione garantita degli investimenti.

Chiediamo quindi che si ritorni a una gestione pubblica dell’acqua ricostituendo aziende municipalizzate che mettano al primo posto i bisogni e la tutela dei cittadini. Un’azienda privata come A2A non rientra, in quanto operante a fini di lucro, nell’ottica di “acqua come bene comune”. Chi lavora per profitto mette al primo posto l’utile, chi opera per la cittadinanza è sicuramente più attento non solo alle tariffe, ma anche alla qualità del bene erogato.

–          Rifiuti zero. Avvio di un programma di rifiuti zero sulla base delle linee guida contenute nella legge di iniziativa popolare presentata nel 2013, a partire dall’introduzione della raccolta porta a porta in tutta la provincia bresciana e alla creazione di filiere per l’effettivo riciclaggio dei rifiuti. Questa soluzione  garantirebbe la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro.

–          Spegnimento immediato della terza inutile linea dell’inceneritore, come primo passo per lo spegnimento totale dell’inceneritore, per il cui funzionamento vengono importate centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti da tutta Italia.

–          Abbandono definitivo dei progetti che riguardano la costruzione della tratta TAV Brescia – Verona e delle opere che coinvolgono il Lago d’Idro e l’autostrada della Valtrompia (i cui lavori dovrebbero iniziare nel Luglio 2014). Si tratta di opere inutili, fortemente impattanti e che costituiscono un enorme spreco di risorse pubbliche (oltre ad arricchire le solite lobbie).

–          Abbandono dei progetti di trivellazione e stoccaggio gas nel sottosuolo (Capriano del Colle , Bordolano, ecc.). Già recentemente sospesi dalla Regione Lombardia in attesa di maggiori informazioni, sono progetti da bloccare per l’enorme rischio che comportano.

–          Moratoria di tutti i progetti in essere di impianti considerati a forte rischio per la salute pubblica e la qualità della vita. In particolare, tra i più impattanti, discariche (Bosco Stella a Castegnato, Macogna a Rovato, Cava Inferno a Ghedi, Castella a Rezzato, Profacta a S. Polo e Padana Green a Montichiari), impianti trattamento rifiuti (ampliamento e delocalizzazione dell’impianto Portamb a Mazzano), gassificatori (a Lonato ecc).

–          Stop al consumo di suolo. Salvaguardia e valorizzazione dell’agricoltura di qualità. Il settore agricolo è oggi centrale non solo nel generare reddito e benessere, ma anche nel preservare la salubrità del nostro territorio.

Favorire e incentivare l’agricoltura biologica, il diffondersi di Gruppi di Acquisto Solidale, sostenere i piccoli contadini, il consumo a Km zero, la diffusione di piccoli mercatini, gli stili di vita ecologici, i menù “veg” nelle mense scolastiche.

–          Acquisizione e recupero delle aree di cava dismesse attraverso la realizzazione di aree verdi con funzione di mitigazione. Come nel caso del Parco delle Cave a est di Brescia, intervento promesso e atteso da ormai vent’anni, ma mai realizzato.

–          Moratoria sugli sfratti e requisizione dello sfitto e dell’invenduto di banche e grandi immobiliari. Il diritto alla casa è un diritto fondamentale per garantire una vita dignitosa a tutti.

–          No al piano casa del governo Renzi. Che tra le altre cose prevede all’articolo 5 che “chiunque occupa abusivamente un immobile (…) non può chiedere la residenza (…) in relazione all’immobile medesimo”. Una norma che vieta l’iscrizione anagrafica in immobili occupati è in contrasto con la Costituzione Italiana.

–          Nuovo piano per una mobilità sostenibile e accessibile a tutti. La vera sostenibilità passa dall’accessibilità al servizio. Decenni di tagli e privatizzazioni hanno reso il trasporto pubblico locale caro e inefficiente. La metropolitana cittadina, che lungi dall’aver risolto il bisogno di mobilità e ridotto l’inquinamento atmosferico, è stata realizzata attraverso fondi pubblici (1 miliardo di euro totali per 13 Km di tracciato, di cui quasi la metà pagati dal Comune di Brescia che si è indebitato per sostenere questa spesa per i prossimi 30 anni) e non può quindi gravare ulteriormente sulle tasche dei cittadini.

–          Sanità pubblica. I vertici dell’ASL cittadina vanno rimossi per le ormai evidenti inadempienze rispetto ai problemi sanitari del territorio bresciano. Va inoltre riconosciuto e fatto valere il principio di precauzione ed attuate strategie, oltre che di prevenzione primaria e secondaria, anche di riduzione del danno. Va individuato un piano sanitario specifico per le zone maggiormente a rischio. Va istituito, come stabilito per legge, un osservatorio epidemiologico provinciale in grado di stabilire il nesso causa – effetto tra salute e devastazione ambientale.

–          Trasparenza delle istituzioni. Il governo nazionale, quello regionale, gli enti locali devono essere obbligati a confrontarsi con i cittadini, attraverso i loro comitati, su ogni  decisione e proposta che riguardi il loro territorio, soprattutto in merito alla funzionalità e sicurezza degli impianti. I dati riguardanti l’inquinamento ambientale e la salute dei cittadini devono essere veritieri, accessibili e alla portata di tutti. Le politiche partecipative sono al momento fortemente insufficienti, inoltre lo strumento della Valutazione d’Impatto Ambientale, troppo incentrata sui meccanismi compensativi, appare oggi come assolutamente inadeguata a giudicare obbiettivamente i progetti considerati.

–          Chi ha inquinato deve pagare. Servono risorse nazionali ed internazionali (come i fondi europei)  in grado di finanziare da subito le bonifiche e sostenere un nuovo piano per la gestione dei rifiuti speciali nella provincia di Brescia. Pensiamo sia possibile reperirle dal denaro risparmiato dalla costruzione delle grandi opere inutili, dalle imprese che hanno inquinato oppure dalle associazioni imprenditoriali qualora non si riesca a risalire direttamente alle imprese che hanno inquinato (pratica molto diffusa all’estero). Devono essere inserite norme più severe che impediscano agli operatori indagati in reati connessi al traffico illecito di rifiuti (e sono tanti nella nostra provincia) di presentare nuove autorizzazioni e di interdirli dalla loro attività.

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