Nei giorni scorsi A2A ha annunciato di avere sperimentato una soluzione chimica per tamponare la presenza del cromo esavalente, cancerogeno, presente nell’acquedotto cittadino. Lo ha annunciato Mario Tomasoni responsabile del ciclo idrico di A2A spiegando che nei pozzi, attualmente fuori rete, è stata avviata una sperimentazione che consiste nell’aggiungere all’acqua del solfato ferroso, sostanza che permette di trasformare il cromo VI (solubile) in cromo III (non solubile) che verrà trattenuto dai filtri a sabbia ma anche a carboni attivi, già ad oggi installati per abbattere i solventi organoalogenati. La sperimentazione effettuata sul pozzo del Villaggio Sereno ha dato risultati entusiasmanti: le concentrazioni di cromo sono passate da 50 a zero. Al via libera definitivo al trattamento manca un passaggio burocratico e un paio di dettagli tecnici: serve l’assenso dell’autorità dell’acqua (l’Aato) allo scarico del solfato ferroso nelle fognature e va stabilito se il trattamento può essere fatto direttamente nei pozzi o se devono essere realizzate delle apposite vasche di contenimento (il che farebbe lievitare i costi).
A2A ha anche preparato una leggera brochure sull’acqua di Brescia (stampata in 100mila copie) che arriverà in tutte le abitazioni entro maggio. Tomasoni ha ricordato altri due importanti aspetti: il trattamento illustrato è la soluzione migliore. Realizzare altri pozzi porta infatti con sé l’incognita di trovare altra acqua inquinata (il cromo è sceso per anni dalla Valtrompia lungo il Mella). Ed è utopico pure pensare di rifornire la città con l’acqua dell’alta Valtrompia: non basterebbe alla città.
Si tratta di una soluzione efficace?
Ascolta l’intervento di Pietro Gorlani, giornalista del Corriere Brescia.
Sulla sperimentazione avviata da A2a per abbattere i livelli di cromo 6 presenti nell’acqua ai nostri microfoni il chimico Marco Torselli.
Sentiamo Marino Ruzzenenti Storico dell’ Ambiente
da Radio Onda d’Urto
