IL SISMA E LA SITUAZIONE BRESCIANA

Terremoti, la mappa è da rifare
L’esperto: rischio sottovalutato

Tra Castenedolo e Capriano del Colle una faglia «sconosciuta»

Le mappe sul rischio sismico di Brescia sono da rifare. Così come quelle della Lombardia. Nel profondo della terra bresciana ci sono faglie di cui la Regione, nello stilare la classificazione del 2003, non ha tenuto conto. Se su 206 comuni nessuno sarebbe da collocare nella zona a rischio elevatissimo (la 1) potrebbero però essere molti più di trentadue i comuni da inserire nella fascia di rischio «medio-alta» (la 2). Un contesto preoccupante, che porta l’esperto Andrea Bianconi (professore di Fisica all’università di Brescia) a parlare di «situazione sottovalutata in modo pazzesco».

Bianconi riporta un esempio esplicativo: «Tra  Castenedolo e Capriano del Colle, lungo l’asse est-ovest della prima pianura bresciana, esiste una sorta di gradino con un dislivello di circa trenta metri. Corrisponde ad una faglia». Un blocco di roccia sotterraneo non di grandi dimensioni, ma che potrebbe entrare in collisione con altri. Eppure il Pirellone ha mappato Castendolo e Capriano con un rischio sismico «medio-basso». Ed è in base a quella mappatura che Edison e A2A vorrebbero realizzare nel sottosuolo di Capriano un centro di stoccaggio metano da 680milioni di metri cubi. Nonostante un recente studio sulla sismicità del Nord Est, commissionato dalla regione Veneto alla Colorado University abbia dimostrato la presenza di una faglia all’ombra del Monte Netto. E di quanto sia inadatta quella mappatura lo raccontano le immagini dei media provenienti da Moglia (Mn): paese – secondo la Regione – a rischio sismico medio-basso. Paese oggi semidistrutto.«Se vogliamo però vedere il bicchiere mezzo pieno -prosegue il professor Bianconi- va detto che nel Bresciano come in tutta la Lombardia c’è una notevole frammentazione del sistema di faglia.

Questo significa che non potrà arrivare l’evento catastrofico, come il terremoto in Irpinia. Lo scenario possibile è quello dello sciame di scosse che si stanno verificando in Emilia, tutte sotto i 6 gradi di magnitudo Richter». E se a Brescia si verificasse una scossa come quella di Medolla (Mo)? «Le conseguenze sarebbero gravissime. La grande maggioranza di case e capannoni sono realizzati senza accorgimenti antisismici. E verrebbero giù. E’ però d’obbligo una precisazione importante: il rischio che si verifichi un evento sismico in provincia di Brescia, non è aumentato. E’ lo stesso di mille anni fa». Serve quindi uno studio approfondito del sottosuolo. «Con la tecnica della micro-sismicità indotta possiamo capire la conformazione geofisica anche a grandi profondità. Inoltre andrebbe tenuto conto dei terremoti verificatesi nei secoli scorsi, a partire da quello che nel 1100 distrusse chiese ed edifici da Verona a Pavia. Un terremoto dalla magnitudo stimata in 6.4 della scala Richter. Ben superiore alle recenti scosse in Emilia».
Senza una nuova mappatura nessuno dei 116 comuni bresciani in zona «a rischio medio-basso » sarà obbligato a rispettare rigorose norme anti-sismiche nella realizzazione dei nuovi edifici.
pgorlani@rcs.it
da corrirebrescia.it

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