Serve ghiaia per la Tav, ecco 6 nuove cave

Cava abusiva Rezzato

Approvate in sede ministeriale: si estrarranno 10,5 milioni di metri cubi a Montichiari, Castenedolo, Calcinato e Lograto

I sindaci sono molto perplessi. Non sulla necessità di realizzare la linea ad alta velocità a sud della città. Ma sulla futura apertura di sei nuove «cave di prestito» che raschieranno dal sottosuolo della Bassa quasi 10,5 milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia, necessari a realizzare la massicciata sulla quale far passare i binari.
Come non tenere conto che – complice la devastante crisi del comparto edile – il piano cave decennale della Provincia, che scadrà nel 2015 (e verrà prorogato di altri due anni) è del tutto sottoutilizzato? Dei 68 milioni di metri cubi estraibili la metà giace ancora intonsa nei rispettivi bacini. Ecco quindi il ragionamento «di buonsenso » di qualche primo cittadino: «Prima di aprire altri crateri sul territorio andrebbe valutata in sede di conferenza dei servizi la possibilità di utilizzare le volumetrie residue del vecchio piano cave». Un ragionamento che sottoscrive il primo cittadino di Lograto Gianandrea Telò e il suo assessore (ed ex sindaco) Giuseppe Magri, che dovranno ospitare sul loro territorio una maxi cava da 1,1 milioni di metri cubi al confine con Travagliato. Un ragionamento che sottoporrà alla sua giunta domani sera il primo cittadino di Montichiari, Mario Fraccaro, che si trova ad amministrare una cittadina dove l’impatto cumulativo di cave e discariche ha portato al triste record di 14 crateri e 11 milioni di metri cubi di rifiuti sotterrati. Fraccaro (che non plaude all’idea di far passare la Tav dalla sua cittadina «unica possibilità di rilancio dell’aeroporto e dell’economia locale») dovrà fare i conti con la richiesta di due nuove cave: una da 3,4 milioni e l’altra da 1,3 milioni di metri cubi richieste da Cepav Due.

Premessa: le cave di prestito vengono autorizzate direttamente dal ministero e non sono in alcun modo sottoposte ai vincoli autorizzativi degli enti locali. L’obiettivo è quello di mettere i costruttori di opere di pubblica utilità nelle condizioni di avere materiale inerte vicino ai cantieri, per limitare gli extra costi. «È però vero che tra Lograto, Berlingo e Travagliato – ricordano Telò e Magri – sono già presenti bacini estrattivi inseriti nel piano cave, che sono oggi sottoutilizzati. Sono vicini ai futuri cantieri e davvero andrebbe prima valutata l’opportunità di utilizzare queste risorse». Una proposta che promettono di avanzare nella prossima conferenza dei servizi. Anche perché, vista la falda molto alta, a tre metri dal piano campagna a Lograto si trova acqua. E la normativa ambientale disincentiva la realizzazione di crateri in falda, proprio per tutelarla da inquinanti atmosferici e non solo. Discorso opposto per Montichiari, dove la falda è molto profonda. Una volta realizzate le nuove cave, per che cosa verrebbero utilizzati in futuro? Il timore è che possano ospitare altre discariche, anche se la Regione Lombardia – con il suo indice di pressione ambientale – ha detto un chiaro «no» ad altre maxi pattumiere. Ma questo ragionamento non varrebbe per Castenedolo (in arrivo due cave per complessivi 2.450.000 mc) e Calcinato (una cava da 2,2 milioni di mc).

di Pietro Gorlani

 

 

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