A TARANTO DAL 26 AL 29 GIUGNO IL FESTIVAL DEL GIORNALISMO AMBIENTALE

countdownTaranto è la città della più grande acciaieria d’Europa: l’Ilva. È balzata agli onori della cronaca nazionale ed internazionale dopo il sequestro degli impianti nell’estate del 2012. Da allora vi è stata una produzione di comunicazione mai vista prima sui temi dell’ambiente e del diritto alla salute, così come della sostenibilità delle fabbriche e del diritto al lavoro. Una crescente attenzione da parte del pubblico alle tematiche ambientali a cui spesso è corrisposta una non adeguata informazione di qualità. Non solo nella città jonica, ma anche in altre circostanze di disastri ambientali nel Paese. Nasce cosi’ l’dea di fare proprio li’ un un festival del giornalismo ambientale e dell’ecosostenibilità: evento che si terrà a Taranto dal 26 al 29 giugno. La città diventerà quindi un luogo di incontro, di scambio, di condivisione di esperienze e conoscenze per un unico fine: la conversione ecologica degli stili di vita e delle abitudini suggerita dalla corretta informazione ambientale. Nato dal desiderio di sottolineare quanto decisiva sia l’informazione sulle tematiche green ma anche la correttezza dei dati e delle notizie trasmesse, il festival pugliese sarà un momento di formazione per quanti sentano il bisogno di avere una preparazione adeguata in risposta alla richiesta sempre più crescente di una sensibilità e di una giustizia ambientale. Dibattiti, reading, workshop, proiezioni e mostre l’occasione per parlare apertamente di tematiche attuali, di legislazione ambientale, di inquinamento, del fracking, della terra dei fuochi, di lotte sociali in difesa dell’ambiente e dei territoti, di resistenza No Tav. Nella giornata di chiusura un ‘assemblea per costruire strategie di lotta comuni e mettere in rete ciscuno le proprie esperienze.

https://www.thinkgreenfestival.it/

 


UNDERGROUND. VIAGGIO FOTOGRAFICO NELL’ITALIA CONTAMINATA

Per la prima volta a Taranto saranno esposte le anteprime dell’Atlante fotografico dell’Italia avvelenata cui da tre anni stanno lavorando gli studenti del corso di Foto Giornalismo dell’ISFCI di Roma, in collaborazione con l’associazione A Sud e il CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali. Dal 2012 la Scuola di Fotogiornalismo dell’ISFCI e l’associazione A Sud/CDCA hanno stabilito una collaborazione per narrare e documentare un’emergenza nazionale, quella ambientale, che vede nelle lotte popolari esplose in Campania, contro quello che viene definito un “Biocidio” – ovvero la violazione del diritto alla salute e alla vita causata del livello di contaminazione ambientale – il suo esempio più emblematico e drammatico.
Da Brescia a Taranto passando per il Lazio (Corcolle, Riano, Malagrotta, Colleferro), la Sardegna e Crotone, con queste prime sei inchieste il progetto UNDERGROUND racconta alcune delle zone del nostro paese che presentano il maggior grado di criticità ambientale e di rischio sanitario per i residenti, accogliendo la sfida di cercare con la fotografia linguaggi e registri innovativi per permettere a pubblici diversi di entrare in contatto con questa drammatica quanto nascosta emergenza che, nel silenzio dei media e nell’indifferenza della politica, devasta territori continuando ad avvelenare le comunità che li abitano.

Una anteprima dei primi sei reportage fotografici sarà stampata ed esposta durante il festival.
Tutte le foto che compongono i singoli reportage saranno invece proiettati su una slide show.
Taranto, una città normale – Federico Roscioli 2013
Il male invisibile di Brescia – Francesca Volpi 2013
In Labore Virtus: Colleferro (Roma) – Laura Aggio Caldon 2013
Monnezza Blues: Riano Corcolle, Malagrotta – Manuel Altadonna e Piero Donadeo
Crotone: le Scorie di Pitagora – Agostino Amato 2013
P.I.S.Q. Cronaca di un conflitto ambientale nel poligono di Quirra (Sardegna) – Manuela Meloni 2013

La mostra sarà esposta presso l’Ipogeo di Palazzo Galeota, in via Duomo 234


CONFLITTI AMBIENTALI E COSTRUZIONE DI COMUNITA’

Domenica 29 giugno ore 17.00 – Palazzo Galeota, via Duomo 234

Cambiamenti climatici, desertificazione, sfruttamento dei beni comuni, inquinamento. Privatizzazione delle risorse essenziali come l’acqua. Le modificazioni irresponsabili attuate sull’ambiente mettono a repentaglio la sopravvivenza stessa delle persone. Nel mondo intere popolazioni sono finanche costrette, oggi, a migrare in cerca di terre non contaminate. Anche nel nostro Paese molte comunità hanno subito l’imposizione di grandi opere, discariche, inceneritori, fabbriche inquinanti. A Taranto con la presenza di un polo siderurgico grande due volte e mezzo la città, così come nei territori campani oggetto dello sversamento dei rifiuti industriali e dei traffici illeciti di materiali, a Venezia con il passaggio di grandi navi da crociera da 150.000 tonnellate nella laguna, in Val di Susa con il passaggio della linea ad alta velocità Torino-Lione, così come in tanti altri luoghi. Dove si moltiplicano gli effetti devastanti per l’ecosistema, il territorio e la salute stessa degli abitanti. Tuttavia, proprio il ribellarsi delle comunità locali ha permesso la nascita di nuova consapevolezza rispetto ai danni perpetrati dallo sviluppo in nome di un benessere apparente e che in ragione del profitto ha permesso la devastazione dei territori. Consapevolezza che ha prodotto ciò che le istituzioni diffuse non sono state spesso in grado fare: inchieste, studi approfonditi, indagini epidemiologiche, raccolta e diffusione dei dati. La lotta dal basso delle popolazioni locali pone l’ambiente e il diritto alla salute al primo posto, in quanto indissolubilmente legati alla qualità della vita ed alla sopravvivenza stessa e lo sviluppo di queste forme di resistenza rappresenta, forse, l’unica occasione di diffondere nuovi modi di produzione e consumo, più equi, più giusti e più sostenibili, oltre il falso mito della “green economy”. Inoltre, le comunità insorgenti contro le grandi devastazioni ambientali, a Chiaiano come in Val di Susa, hanno creato e sperimentano ogni giorno nuovi modelli di relazioni sociali e costruzione di comunità. In cui la partecipazione dal basso, la solidarietà, l’eguaglianza sociale sono alternative reali ai meccanismi di sfruttamento e di ricatto che il neoliberismo e lo sviluppo capitalistico occidentale hanno imposto come condizioni necessarie del “progresso”.

È con questa idea di fondo che abbiamo pensato di inserire un momento assembleare delle comunità in lotta contro le devastazioni ambientali nell’ambito del Think Green – Festival del giornalismo ambientale e dell’ecostenibilità. Non solo per dare voce alle tante persone colpite dai danni provocati dall’inquinamento ma soprattutto per condividere esperienze e informazioni con l’obiettivo di sviluppare strategie comuni e nuove opportunità di conoscenza.

https://www.thinkgreenfestival.it/2014/05/23/conflitti-ambientali-e-costruzione-di-comunita/

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