DIECI DOMANDE SULLA CAFFARO

Ho partecipato al seminario della Cgil su Bonifiche e risanamento ambientale del 24 aprile scorso dove piu’ volte è stato nominato l’Accordo di programma del 2009 . Ne avevo una copia con me e mi sarebbe piaciuto fare qualche domanda al rappresentante del Ministero dell’Ambiente che pero’ non si è presentato, come invece era stato annunciato in precedenza. L’Accordo di Programma  datato 13 luglio 2009 è un ” Decreto contenente il provvedimento finale di adozione delle determinazioni conclusive della Conferenza di Servizi decisoria relativa al sito di bonifica di interesse nazionale di Brescia-Caffaro del 26-6-2009 “.

L’Accordo DECRETA di approvare e considerare come definitive tutte le prescrizioni stabilite nel verbale della Conferenza dei Servizi  del 26-6-2009 firmata dal Dott. Marco Lupo per il Ministero dell’Ambiente, dalla Dott.ssa Aurelia Fonda per Il Ministero della Salute e dal Dott. Umberto Benezzoli per la Regione Lombardia.

La Conferenza dei Servizi ha al primo posto nell’ordine del giorno l’esame della documentazione relativa alle attivita’ di messa in sicurezza dell’area Caffaro . Tra i tanti : a) rapporto di monitoraggio delle acque sotteranee ;b)  documentazione relativa alla valutazione del rischio sanitario per i suoli agricoli all’interno del sito di interesse nazionale di Brescia Caffaro , c) progetto di messa in sicurezza permanente relativo all’area pubblica denominata ” pista ciclabile lungo il fiume Mella ” , d) risultati della caratterizzazione della Discarica Nord di via Caprera , e) area ex cave Vallosa , f) studio di caratterizzazione dei sedimenti e delle acque delle rogge. Tra i punti anche i progetti di messa in sicurezza di aree industriali ( Ideal Standard, Bruschi & Muller, deposito automezzi di Monte Maniva SRL, Afis Immobiliare SRL, iDEAL CLIMA spa..) e agricole ( cascina di Via Rose di Nicosia Luciano ) .

PRIMA DOMANDA: E’ possibile accedere a questa documentazione ?

Nel documento si fa poi riferimento a una stima dei costi ( comprensivi di interventi di messa in sicurezza e progettazione dei successivi interventi di bonifica ) stimati in 13.400.000 euro e comprendente esclusivamente le risorse finanziarie necessarie per gli interventi  per i quali ad oggi è possibile effettuare  una stima, rimandando la quantificazione dei costi di alcune delle attivita’ previste alla conclusione delle progettazione. Una stima quindi in ribasso.

SECONDA DOMANDA: Come mai lo stanziamento è solo di 6,7 milioni di euro ?   

Si passa poi all’esame dei punti all’ordine del giorno. Il Dott. Lupo ricorda ” come gia’ evidenziato dalle precedenti Conferenze di Servizi istruttorie e decisorie viene confermata la scarsa efficacia degli interventi di messa in sicurezza d’emergenza finora adottati dall’Azienda , atteso che i dati delle campagne di monitoraggio in esame risultano in linea con le risultanze pregresse e che i dati relativi ai piezometri esterni mostrano superamenti per molteplici parametri “. In particolare viene evidenziato il permanere di una contaminazione delle acque di falda per i parametri : mercurio, cromo esavalente, triclorometano, dicloroetilene, tricloroetilene, tetracloroetilene, sommatoria organoclorati, beta-esaclorocicloesano e PCB. La Conferenza dei Servizi rileva che dai ” grafici pozzi ” e dai ” grafici piezometri ” non è possibile individuare alcun trend di diminuzione delle concentrazioni dei parametri presi in esame nelle acque di falda . Il Dott. Lupo evidenzia il mancato recepimento da parte della societa’ Caffaro SRL di molte delle prescrizioni formulate dalle Conferenze dei Servizi del 2004, del 2005, del 2006, del 2007 , altre al mancato ricevimento di una relazione semestrale a cui l’azienda doveva attenersi.

TERZA DOMANDA: Chi controlla cosa? queste sostanze sono presenti nell’acqua di falda esterna alla Caffaro? l’ASL cosa dice a proposito? perche’ le prescrizioni non sono state fatte rispettare? perche’ non sono partite le indagini giudiziarie ?

Il Dott. Lupo ricorda inoltre che la Conferenza dei Servizi istruttoria ha richiesto all’Azienda di chiarire : la mancanza di dati analitici riguardanti il piezometro esterno PZ2 est facente parte delle cinque terne di piezometri esterni allo stabilimento per i quali è stato richiesto il campionamento; la motivazione della sistematica esclusione dal campionamento del Pozzo 1 nonche’ dei Piezometri interni 1 e 2; la motivazione della riduzione del numero dei pozzi campionati.

QUARTA DOMANDA : Come sopra.

La Conferenza dei Servizi delibera di richiedere alla Caffaro SRL di attivare entro 30gg dalla data di ricevimento del verbale adeguati interventi integrativi di messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda.

QUINTA DOMANDA? E’ stato fatto…? 

Il Dott. Lupo ricorda che le acque emunte sono rifiuti e che devono pertanto essere gestite secondo quanto previsto dalla vigente normativa in materia di rifiuti . L’intera portata delle acque di falda intercettate dai pozzi deve essere conferita ad un idoneo impianto autorizzato al trattamento dei rifiuti , ovvero impianto esterno …il sistema di messa in sicurezza della falda dovra’ essere integrato vista la sua scarsa efficacia in termini di impedimento della fuoriuscita della contaminazione dall’area di competenza. Rilevati valori di concentrazione superiori di oltre 10 volte i limiti stabiliti dalla vigente normativa.

SESTA DOMANDA: E’ stato integrato il sistema? chi ha controllato? 

Il Dott. Lupo ha ricordato quanto era stato stabilito nella Conferenza dei Servizi del 2007 in merito alla soluzione progettuale proposta dalla Caffaro finalizzata a garantire la mesa in sicurezza ed il risanamento delle acque di falda. In merito a questo l’azienda risulta ancora inadempiente. Definisce lo scarico congiunto delle acque ( per la produzione e per il raffreddamento ) una inaccettabile diluzione del carico inquinante. Forse è per questo che ARPA quando parla della qualita’ delle acque di scarico dello stabilimento dice che sono ” sostanzialmente ” in linea con la qualita’ delle acque destinate al consumo umano.

SETTIMA DOMANDA: E ‘ quel sostanzialmente tra virgolette che ci preoccupa, è possibile avere maggior trasparenza ?

Viene poi evidenziato che ARPA Lombardia ha comunicato che nel corso dei monitoraggi delle acque sotterranee eseguiti negli ultimi mesi del 2008 e nei primi mesi del 2009 in corrispondenza di alcune aree del SIN Caffaro è stato registrato unb innalzamento della superficie piezometrica attribuibile sia a fattori naturali che alla riduzione dei prelievi delle acque dal sottosuolo per uso industriale. Il Dott. Lupo evidenzia la necessita’ di procedere alla verifica dell’effettiva continuita’ delle attivita’ di emungimento svolte dalla Caffaro SRL dai pozzi ubicati nell’area di competenza.

OTTAVA DOMANDA: Oggi che la societa’ Caffaro non esiste piu’ chi si fa carico di questa procedura? quanto ci costa? 

Il Dott Lupo prende atto dei risultati del ” Piano di monitoraggio della qualita’ dell’aria per la determinazione di microinquinanti organici ed inorganici nell’ambito della valutazione di rischio nel sito di interesse nazionale ” elaborato dal Comune di Brescia in collaborazione con L’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’. Condividendone le conclusioni la Conferenza dei Servizi delibera di richiedere al Comune il monitoraggio dell’aria nel periodo invernale nonche’ di individuare un punto di ” bianco ” in una zona piu’ remota rispetto a quella oggetto del presente studio, anche al fine di arrivare a determinare se i valori rilevati possono indurre un eventuale rischio per la popolazione esposta .

NONA DOMANDA: E’ stato fatto? se si quali sono i risultati ? 

DECIMA DOMANDA: A quando la prossima conferenza dei Servizi ? Come mai è cosi’ tanti anni che non si fa? o se invece è stata fatta dove sono gli atti ?

bendinelli.marco@libero.it

919664_510230302346204_1600281859_oqui potete ascoltare gli interventi del seminario organizzato dalla Cgil

https://www.radiondadurto.org/2013/04/23/bonifiche-e-risanamento-ambientale-seminario-di-cgil-e-universita-degli-studi-di-brescia/

Articolo uscito sul Corriere Brescia il 25 aprile

Mentre a Roma ieri si firmava il via libera alla progettazione delle bonifiche del sito Caffaro, a Brescia (nel convegno organizzato dalla Cgil alla facoltà di Economia) venivano presentate inedite soluzioni su come realizzarle. In tempi non brevi: non prima del 2016.

 «Sogesid dovrà prima fare un’indagine sulla falda, un modello matematico dei flussi – ha spiegato il ricercatore Enea Sergio Cappucci – stilare un progetto e metterlo a gara. Ci vorranno almeno tre anni». Insomma, i ritardi burocratici sommati in dodici anni non si cancellano con un paio di tavoli tecnici. Per questo al tempo perduto si dovrebbe rispondere con un immediato patto tra istituzioni, con un concorso di idee per trovare e attuare le migliori soluzioni scientifiche a livello internazionale. Questo, per il segretario della Cgil Damiano Galletti «farebbe di Brescia un esempio virtuoso, un modello di riscatto». Se la Camera del Lavoro con una telefonata ha coinvolto l’Enea, ente che vanta competenze d’eccellenza, non si capisce come non abbiano potuto pensarci le altre istituzioni.

Cappucci è cervello fine e infatti ha tracciato interessanti proposte; impossibile spostare l’enorme massa di terra avvelenata (3 milioni di metri cubi) che sta sotto l’azienda chimica di via Milano e che continua a contaminare la falda. Diseconomica anche l’eventualità di rinchiudere il cono di terra in un cappotto di cemento. L’unica strada «è quella della barriera idraulica che utilizzi reagenti per neutralizzare gli inquinanti» come il mercurio e i solventi. Più difficile agire sul Pcb (i resistentissimi fluidi utilizzati nei trasformatori e prodotti a Brescia fino al 1984): si potrebbero però infilare nel sottosuolo elettrodi in grado di catalizzare le molecole di policlorobifenili e portarle in superficie. Un’affascinante ipotesi di lavoro che ha un precedente in Canada. «Certo servirebbe molta energia elettrica – aggiunge Cappucci – che potrebbe essere prodotta da pannelli fotovoltaici da installare sui vicini campi inquinati».

Tasselli di una green economy che se applicata al risanamento ambientale di Brescia «potrebbero portare ad una nuova economia, alla creazione di posti di lavoro ed al rilancio di quelle porzioni di territorio oggi non utilizzate» ha spiegato Carmine Trecroci, docente alla facoltà di Economia. «Perché sia chiaro – ammonisce il professore – che le spese per le bonifiche sono di gran lunga inferiori ai costi sanitari e a quelli ambientali». C’è poi l’urgenza di intervenire nella bonifica dei fossi che hanno trasportato il Pcb fino a Capriano del Colle. Problema sollevato dal direttore dell’Arpa, Giulio Sesana, che parla di leggi farraginose: «ad oggi nessuno dei 57 siti inquinati di interesse nazionale è stato bonificato, è la legge che non va». Forse di fronte ad un sito di interesse regionale «si sarebbe costretti ad una maggiore assunzione di responsabilità».
Tante le cose da fare, pochissimi i soldi a disposizione dal 2006 (6,7 milioni) ma sbloccati solo ieri. «Somme non sufficienti per la bonifica completa dell’area» commenta l’assessore regionale all’ambiente Claudia Terzi, che ricorda «i 336 milioni messi a disposizione per l’Ilva di Taranto nonostante la situazione bresciana sia assai più seria» e promette un pressing sul governo per reperire altri fondi.

La convenzione sblocca anche due progetti dell’Asl di Brescia: la realizzazione di un orto sperimentale e l’avvio di uno studio caso-controllo sui linfomi non Hodgkin e leucemie linfatiche. All’istituto agrario Pastori per 2 anni si coltiveranno insalata, pomodori, zucchine, fagiolini ed erbe aromatiche in quaranta vasi di terra al Pcb (in diverse concentrazioni) presa dal sito Caffaro. Gli ortaggi saranno poi analizzati da Asl e Istituto superiore di sanità, ricercando metalli pesanti, Pcb, diossine e composti policiclici aromatici. Lo studio su linfomi e leucemie si aggiunge a quello sul melanoma: l’obiettivo è accertare la correlazione tra esposizione al Pcb (definito dalla Iarc potente cancerogeno) e insorgenza di neoplasie. Per questo verranno monitorati 150 pazienti ospedalizzati per quelle terribili patologie.
pgorlani@corriere.it

Pietro Gorlani

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