MONTICHIARI. La posa dei tubi avverrà in estate ma gli scavi sono già iniziati. Nei prossimi giorni il Gruppo archeologico monteclarense effettuerà una ricognizione Ruspe all’opera sulla sommità del colle di San Giorgio culla della necropoli longobarda e del ponte romano Allarme anche per l’oasi di ripopolamento faunistico
Ruspe al lavoro sulla sommità del colle di San Giorgio che ospita un significativo parco archeologico
La collina di San Giorgio è finita nelle spire di un gigantesco «serpente» di metallo che sta letteralmente scorticando la valle verde del fiume Chiese, nell’enclave al confine fra Montichiari e Carpenedolo. Avviati in sordina, nell’assordante silenzio di istituzioni e associazioni ambientaliste, i lavori del nuovo metanodotto della Snam stanno già modificando il paesaggio di quella che viene considerata la culla archeologica della Bassa. Ottenute tutte le autorizzazioni, l’imponente opera è stata avviata. Quello di Montichiari è solo il segmento della «pipeline» dell’oro azzurro proveniente dalla Russia. Il metanodotto solcherà 47,5 chilometri di territorio bresciano incrociando undici paesi. Da Carpendolo, la linea di trasporto del gas passerà per Montichiari, Calvisano, Ghedi, Leno, Bagnolo Mella, Dello, Barbariga, Pompiano, Orzivecchi e Orzinuovi. Nonostante l’ok ottenuto dalle istituzioni, il passaggio del metanodotto sul colle di San Giorgio apre una serie di interrogativi. L’area è una sorta di «oasi» incontaminata per un paese come Montichiari assediato da discariche e cave. Il comparto è classificato come zona rossa perchè ospita un’area di ripopolamento di lepri e fagiani ed ospita uccelli che nidificano nel bacino del Chiese. Ma c’è anche un allarme archeologico. La ruspa impegnata negli scavi sulla sommità del colle è a poche decine di metri dalla zona di scavi dove sono riafforati i resti della più antica chiesa cristiana della zona, risalente al VII secolo dopo Cristo. Ai piedi della collina sono state ritrovate centinaia di tombe longobarde. Il metanodotto inoltre solcherà i ruderi di un antico ponte romano. La presenza del manufatto e delle sepolture dimostrano che quella zona, distante poche centinaia di metri da Fontanelle (famoso per le presunte apparizioni della Madonna Rosa Mistica), era il luogo in cui sorgevano le prime comunità monteclarensi. Una «miniera» di testimonianze storiche che rischia di essere disintegrato dal passaggio di quella che è stata battezzata «l’autostrada del gas»: il lume del metanoddo avrà una circonferenza di circa 30 metri. Nei prossimi giorni il Gruppo archeologico monteclarense effettuerà un sopralluogo per valutare la situazione. «Stiamo tracciando il percorso con le ruspe – spiega uno degli addetti della ditta incaricata dalla Snam di procedere ai lavori -, ma i tubi verranno posizionati tra quattro mesi». Il 30 novembre 2009 il Consiglio comunale di Montichiari approvò all’unanimità la delibera autorizzativa del metanodotto Zimella-Cervignano d’Adda. L’unica voce critica si era levata in Provincia dai banchi della Lega Nord, che poi però si allineata al resto dei partiti. TUBI GIGANTI verranno affossati nella fertile pianura padana per ammodernare e potenziare la rete di trasporto lungo la direttrice est-ovest, mandando in soffitta alcune vecchie condutture. La nuova dorsale sarà lunga 170 chilometri e attraverserà 54 paesi, da Zimella, nel veronese, fino a Cervignano d’Adda, in provincia di Lodi, destinata a veicolare il metano proveniente dalla Siberia e dalla Russia fino al cuore della pianura lombarda. A metà del 2012 i lavori sono partiti in territorio veneto, hanno poi toccato l’alto mantovano ed ora stanno arrivando nel bresciano.
Da Bresciaoggi, autore:Francesco Di Chiara