Circa un anno fa, il 12 aprile 2012, il ministro dell’ambiente Clini annunciava di aver pronto un decreto che permettesse ai cementifici di utilizzare Combustibili Solidi Secondari (leggi rifiuti). L’11 febbraio il provvedimento verrà discusso da una commissione parlamentare, ci auguriamo che difficilmente si arriverà ad una conversione in legge in quella data.
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Quest’anno dovrebbe anche partire il progetto di revamping nell’impianto Italcementi che sorge tra Rezzato e Mazzano. Nessuno scorda lo Studio d’impatto ambientale che le Amministrazioni dei Comuni di Rezzato e Mazzano hanno commissionato congiuntamente: un’ indagine sulla qualità dell’aria ed una sugli aspetti epidemiologici ed igienico-sanitari connessi con l’attività della Cementeria Italcementi dove i risultati presentati fanno risalire alla sola attività dell’impianto un peso inquinante del 70% sul totale della zona. Se gli accordi firmati, con un atteggiamento troppo remissivo da parte delle amministrazioni comunali, prevedono un teorico abbattimento del 70% delle emissioni dell’impianto entro il 2019, la possibilità di bruciare rifiuti all’interno dei forni del cementificio ribalta questa previsione. A preoccupare non sono solamente le tonnellate di cemento prodotto, ma anche le tonnellate di rifiuto incenerite e le emissioni che ne conseguono. La mossa del ministero sembra innanzitutto rispondere ai bisogni di un settore della grande industria italiana sempre più in crisi e senza progetti seri di investimento. Lo scenario attuale ci parla di impianti obsoleti, troppo costosi da mantenere aperti all’attuale ritmo di produzione, quindi da trasformare in veri e propri inceneritori, in cui una voce negativa come l’acquisto dei combustibili diventerebbe, invece, voce positiva (perché i cementieri verrebbero pagati per bruciare i rifiuti). Inoltre i comuni di Rezzato e Mazzano hanno investito molte risorse nella raccolta differenziata, raggiungendo livelli che toccano oggi il 75/80%. Di fatto gli sforzi compiuti in questi anni verrebbero gettati al vento se questo decreto diventasse legge.
L’aspetto più grave però riguarderebbe i rischi per la salute. L’attuale normativa, senza alcuna motivazione comprensibile, permette infatti ai cementifici livelli di emissioni più alti rispetto agli inceneritori per inquinanti molto pericolosi per la salute:
CEMENTIFICI INCENERITORI
Norma di riferimento: D.Lgs. 152 del 3/4/2006 D.Lgs. 133 del 11/05/2005
Polveri Totali: 30 mg/Nm3 10 mg/Nm3
Biossido di zolfo: 600 mg/Nm3 50 mg/Nm3
Ossido di Azoto: 1.800 mg/Nm3 200 mg/Nm3
Vorremmo anche spendere alcune parole a sostegno dei 128 lavoratori impiegati nell’impianto che si trovano ad essere vittime di un vero e proprio ricatto da parte di sindacati e azienda: il revamping dell’impianto non assicurerà loro il posto di lavoro, come del resto non ne creerà di nuovi, visto che il settore è in profonda crisi e il consumo di cemento si è ridotto del 40%. Anzi, come denunciano da anni i cittadini di Monselice (Pd) dove l’azienda ha presentato un progetto simile per ampliare un suo impianto, un sostanziale ammodernamento permetterà di tagliare ulteriori posti di lavoro, risparmiando sulla manutenzione. Non solo, il valore delle azioni del gruppo è schizzato alle stelle quando, nel mese di dicembre, Italcementi ha presentato un piano di riorganizzazione dell’attività, annunciando la chiusura di parte dei suoi stabilimenti e la cassa di integrazione per 655 dipendenti.
Siamo consapevoli del fatto che lo stabilimento sia da chiudere perché da decenni grava sulla nostra salute e su quella delle generazioni future con danni difficilmente calcolabili. Siamo consapevoli che nessun progetto di ammodernamento renderà sostenibile l’attività del cementificio, anzi, guardando alla piega che stanno assumendo gli eventi, ci troveremo di fronte ad una situazione ancora più degradata e pericolosa. Siamo consapevoli, inoltre, che la retorica della difesa del “posto di lavoro ad ogni costo” vada smontata perché il diritto alla salute è un diritto inalienabile e soluzioni alternative per il futuro degli operai impiegati nello stabilimento esistono già. Il gruppo Italcementi ha accumulato in questi anni enormi profitti, trasformandosi in un vero e proprio colosso dell’economia italiana. Ci sembra doveroso che quella ricchezza venga utilizzata sia per garantire un futuro dignitoso ai lavoratori dello stabilimento di Rezzato sia per riparare al danno ambientale causato al territorio.