Sala Peler di Palazzo Todeschini gremita sabato 18 febbraio a Desenzano in occasione dell’incontro pubblico sull’impatto ambientale dell’Alta Velocita’ qual’ora il progetto si realizzasse nel territorio del basso Garda. Incontro promosso e organizzato dalla lista civica Damiano Sindaco 2012 , che si presentera’ alle ormai imminenti elezioni amministrative ( 6-7 maggio) e sostenuta da Sel, Idv e Desenzano in Movimento.
Interessantissima la relazione dell’ingegnere Ivan Cicconi, noto per essere uno dei maggiori esperti di appalti pubblici. Nella sua attività ultradecennale ha ricoperto incarichi importanti e fornito contributi anche teorici apprezzabili e riconosciuti dagli operatori di settore. Particolare rilievo ha avuto nella sua attività professionale l’analisi dei sistemi di corruzione e l’approfondimento dei meccanismi di penetrazioni delle organizzazioni mafiose nel ciclo del contratto pubblico. Cicconi ha parlato della storia della TAV in Italia, dei primi progetti e primi finanziamenti e della loro lievitazione, della reale utilità dell’opera così come descritto nella suo ultimo libro: “ Il libro nero dell’Alta Velocità ”. Forte di documentazioni e dati inconfutabili, il volume ripercorre le costose tappe e responsabilità di un progetto che “doveva costare 28 miliardi di vecchie lire e doveva finire nel 1999, invece la stima è di circa 180 mila miliardi, per la fine dei lavori nel 2020”. Per Cicconi, infatti, tutto parte da una grande bugia: il project financing. La bufala secondo cui i privati avrebbero dovuto provvedere al finanziamento del 60% dell’opera. Invece, al momento solo un terzo della cifra per la realizzazione dell’infrastruttura risulta stanziata nei bilanci dello Stato di questi anni. Un altro terzo è costituito da prestiti delle banche, oggi a carico di Fs. E il terzo che manca, ovvero venti miliardi di euro, nasconde una beffa ulteriore.
Lo Stato, infatti, ogni anno con il contratto di programma trasferisce alle Ferrovie dello Stato le risorse necessarie per garantire il servizio ferroviario universale: nel periodo di riferimento mediamente una cifra di circa 4 miliardi di euro all’anno. Ma che fine fanno da qualche anno questi fondi? “Ogni anno – accusa Cicconi – i boiardi delle società di Stato hanno sottratto circa un quarto di queste risorse al servizio universale per coprire i costi per realizzare le infrastrutture, nodi e linee aeree, e per acquistare il materiale rotabile, Etr 500, per il servizio Alta velocità. Tutti i cittadini italiani – evidenzia – hanno pagato, stanno pagando e pagheranno la bugia del finanziamento privato, mentre, per offrire un servizio di mobilità veloce al 5 per cento degli utenti ferroviari, al restante 95 per cento sono stati e saranno scippati circa un miliardo di euro ogni anno, per trent’anni”.
Giovanni Contiero, consigliere comunale della lista “ Lonato in Movimento” e attivista del Comitato No Tav delle colline moreniche del Basso Garda ha parlato delle criticita’ ambientali del tracciato previsto perla TAV nel tratto Lonato-Desenzano-Peschiera. L’inizio dell’opera, o meglio la cantierizzazione dell’opera, nel tratto Bresciano dell’Alta Velocità è individuato nel Comune di Lonato dove è prevista la realizzazione di un doppia galleria di 7 km per un fronte di 30 metri che attraversa Lonato per riemergere in Comune di Desenzano e proseguire poi per Verona. Questo significa isolamento decennale per gli abitanti della frazione Campagna, prosciugamento della falda aquifera ( visto che la galleria arrivera’ fino a 30 metri di profondita’) e conferimento in cava dello smarino ( materiale estratto dalle gallerie) con conseguente via e vai di camion adibiti al trasporo. Fuori della galleria di Lonato, in territorio di Desenzano del Garda, si distende l’anfiteatro morenico del basso Garda con le sue colture a vitigno DOC, di Lugana oltre che ad un ambiente collinare di insostituibile ricchezza storica, naturale e culturale. Qui la linea alta velocità passa in rilevato e trincee, di elevato potenziale distruttivo del territorio.
Contiero ha anche messo in evidenza le contraddizioni che emergono dal confronto tra il progetto di alta velocità ferroviaria e la situazione di inefficiente e caotica gestione organizzativa in cui versa il restante sistema ferroviario a “bassa velocità” nazionale. Una contraddizione, giusto per parlare degli ultimi casi , che svela facilmente cosa ci sia dietro il costante e inesorabile ridimensionamento delle tratte che servono il Sud Italia e i tagli ai treni notturni oltre alla sensibile diminuzione di treni economici
Annamaria Damiano, candidata sindaco per SEL-IDV-DiM nell’aprire il dibattito con il pubblico ha ricordato : “ Come candidata sindaco ho fortemente voluto questo evento, servendomi dell’aiuto e della professionalità di Ivan Cicconi, riconosciuto tra i maggior esperti di appalti pubblici. Il mio progetto “Una città che vive bene” prevede la trasparenza, l’informazione e la partecipazione dei cittadini e per conseguenza logica, non potevo ignorare un tema così rilevante per la vita di tutti i Desenzanesi. Scopo dell’evento è proprio quello di informare, rendere tutti più consapevoli e aprire un dibattito. A Desenzano il dibattito è per altro : fiumi di parole sul progetto ideale di lungolago, convegni sul turismo. Se non fosse stato per recenti articoli che hanno riacceso i riflettori sull’argomento, se non fosse stato per le dichiarazioni dei portavoce del Comitato delle Colline Moreniche e del Presidente del Consorzio della Tutela del Lugana, se non fosse per questo convegno, l’oblio sulla TAV sarebbe totale e il silenzio sul fronte politico, direi imbarazzante. Ritengo che nessun programma elettorale credibile possa prevedere progetti in tema di turismo, salvaguardia ambientale, promozione dell’economia locale se non prevede una giusta riflessione sulla TAV e una doverosa disamina delle ripercussioni ambientali ed economiche che la realizzazione avrà sul nostro territorio. Un progetto ormai vecchio e datato che non è stato al passo dello sviluppo urbanistico del territorio che attraverserà, vedrà il tragitto passare magari nella cucina o nella camera da letto di qualcuno di noi, nel capannone dove si cerca di mantenere il posto di lavoro, senza pensare a luoghi pregiati dal punto di vista paesaggistico e storico. Il nostro territorio sarà sovvertito, smobilitato da anni di cantieri e non potranno più essere appetibili per nessuna offerta turistica. Tutta l’area dell’entroterra è sezionata da ferite longitudinali, tangenziale, autostrada, da cementificazione dilagante che ha sempre più coinvolto aree collinari e terreno agricolo. In nome della modernizzazione si sono prodotti e si produrranno danni irreparabili all’uomo, al suo habitat, alle sue produzioni di eccellenza: l’uomo e le mucche non mangiano cemento!!”.