Keratea: la vittoria dei comitati popolari contro la mega discarica

GR-kerat

Pubblichiamo una lunga intervista a Yorgos, esponente del coordinamento dei comitati popolari contro la discarica di Keratea (città che si trova a sud est da Atene) che ci racconta la lunga battaglia che ha visto per anni la popolazione della regione della piccola città attica battersi contro l’imposizione da parte del governo di una discarica dannosa per l’ambiente, la salute e la qualità della vita degli abitanti. Una lotta durissima, una lotta che ha vinto… non solo perché alla fine il governo è stato costretto a piegarsi alla volontà della popolazione organizzata nei comitati, ma anche perché, come ci hanno spiegato gli attivisti, dalla battaglia di Keratea in poi il modello di sviluppo neoliberista non è più scontato in Grecia, ma anzi sull’onda di Keratea sono sempre più frequenti i comitati popolari che rivendicano il proprio diritto a decidere delle proprie terre e delle proprie vite contrastando i progetti della Troika e degli speculatori greci e internazionali.

 

Quali sono le politiche di gestione e smaltimento dei rifiuti in Grecia? Avete mai avuto a che fare con un’emergenza rifiuti?

 

La questione dello smaltimento dei rifiuti qui in Grecia ha preso una strada che sembra senza via d’uscita. Tutti i governi che si sono succeduti dagli anni ’90 compreso quello attuale hanno voluto che la situazione divenisse un problema enorme così da avere un pretesto per speculare ed aprire agli interessi del mercato nazionale ed europeo. Dal 1996 tutti i governi si sono adoperati per far diventare lo smaltimento dei rifiuti un grave disagio per la popolazione così da creare le condizioni, nell’opinione pubblica, per legittimare investimenti e realizzazioni di grandi infrastrutture private e industrie per la gestione dei rifiuti. Non a caso la politica bipartisan in materia è stata quella di concentrare tutte le discariche nell’Attica (la regione più popolosa della Grecia, ndr) dove i guadagni per lo smaltimento dei rifiuti potevano essere ben più elevati che altrove. Questa politica di concentramento improvviso dei rifiuti nella zona intorno al comune di Fili, poco distante da Atene, ha favorito le imprese del settore che in poco tempo hanno guadagnato cifre incredibili. La maxi concentrazione di rifiuti in queste zone ha portato poi la popolazione ad organizzarsi visto le terribili ripercussioni in termini di salute e ambiente, e per questa ragione i governi hanno scelto almeno altre due zone dell’Attica dove smistare altri rifiuti perseguendo sempre la politica del massimo guadagno per le imprese senza alcun rispetto delle volontà e del benessere dei cittadini. La principale politica delle autorità, poco prima dell’arrivo delle infrastrutture private, era praticamente buttare tutti i rifiuti in quelle zone senza prendere alcuna preoccupazione per la salute della gente, limitandosi a fare dei buchi nel terreno e a seppellire l’immondizia.

 

Avete riscontrato infiltrazioni mafiose nel cosiddetto “business dell’immondizia”?

 

La mafia come la conoscete in Italia non esiste in Grecia, ma ci sono 3 grandi poli di costruttori, 3 grandi gruppi di speculatori del mattone che regolano la vita economica del paese. Queste potentissime lobby hanno i loro tentacoli nei partiti che fino a qualche mese fa erano i grandi partiti d’opposizione o di maggioranza, di centro destra o di centro sinistra. E’ tramite loro che passa tutto il malaffare nel nostro paese come ad esempio i grandi scandali che in passato hanno coinvolto le amministrazioni locali in materia di smaltimento dei rifiuti pericolosi. In Grecia ci sono solo 4 industrie che hanno un loro proprio sistema di smaltimento dei rifiuti nocivi, il resto è tutto smaltimento illegale… e lucroso! E’ noto che una grande quota dei rifiuti pericolosi prodotti dalle industrie finiscono semplicemente seppelliti sottoterra senza alcuna cautela! Le indagine fatte tramite i dati forniti dagli ospedali della regione parlano chiaro: la popolazione di quelle zone è esposta a gravi malattie e moltissimi casi sono stati riscontrati sui bambini. I rifiuti industriali seppelliti in prossimità dei paesi, dei campi coltivati e del mare hanno inquinato l’ambiente sprigionando gas tossici e liquami velenosi.

 

Cosa succede a Keratea quando il governo decide di impiantare una maxi-discarica?

 

Nel 1997 si sente per la prima volta che a Keratea c’era un progetto di allestimento di una grande discarica e scatta l’allarme tra la popolazione. Vengono fondati i primi comitati di lotta popolare contro l’opera che si coordineranno subito in tutte le città o paesi coinvolti dai lavori per la costruzione della discarica: Keratea, Lavrio, Anavyssos, Saronida, … . Viene avanzata la proposta dai municipi insieme aikeratea_police_390_3103comitati di evitare la centralizzazione della discarica in una sola e zona e ripartire in maniera più rispettosa della qualità della vita e dell’ambiente i rifiuti in diverse discariche più piccole. Ma ovviamente la proposta avanzata non fu accolta dal governo visto che il progetto suggerito dalla popolazione non era nei piani e nei profitti degli speculatori! L’ostilità alla grande discarica era condiviso da tutta la popolazione, davvero nessuno escluso! Iniziano così le prime manifestazioni. In quel momento ancora i lavori non erano iniziati e le manifestazioni erano tutte concentrare nel contestare il governo e tentare di fargli prendere atto della volontà degli abitanti. Eppure il governo e tutte le alte autorità sembravano ceche e sorde. A quel punto per farci sentire durante alcune manifestazioni gli aderenti ai comitati hanno deciso di incendiare le proprie macchine nelle strade intorno a Keratea. Nel 2003 il parlamento vota a favore dei lavori per la discarica e anche l’alta corte costituzionale si rifiutò di ricevere i ricorsi intentati dagli avvocati dei comitati. La misura era talmente colma per la popolazione che si decise in lunghe assemblee di prepararsi a difendere le proprie terre! Era talmente forte la partecipazione popolare alle assemblee dei comitati che anche i sindaci si ritrovarono costretti ad aderire alle iniziative che si decidevano di giorno in giorno.

 

Da chi erano composti i comitati di lotta? E in che modo venivano prese le decisioni del movimento popolare contro la discarica?

 

Ai coordinamenti partecipavano centinaia e centinaia di persone. In ogni assemblea i partecipanti dovevano scrivere il proprio nome su una lista e in quel modo ognuno aveva diritto ad intervenire quando voleva. Anche chi veniva per la prima volta all’assemblea! L’iscrizione serviva solo per poi poter votare le proposte che venivano sintetizzate al termine di ogni incontro. Ogni tanto veniva riorganizzata quella che possiamo definire come una segreteria dei comitati composta da una trentina di militanti. Chiunque poteva parteciparvi e continuamente si faceva una rotazione.

A loro veniva affidato il compito dell’aggiornamento della situazione 24h su 24 e poi di imporre ai consigli comunali l’accettazione della volontà popolare espressa nelle assemblee dei coordinamenti dei comitati popolari. Ai lavori dei comitati partecipava davvero tutta la popolazione dai ragazzi e ragazze di 16 anni fino a gente di 60 anni e più, uomini e donne che nella vita di tutti i giorni facevano i più diversi lavori anche se la maggioranza degli abitanti di Keratea sono tutti impegnati nei campi, nell’agricoltura o nell’edilizia.

 

Quali erano i primi obiettivi politici del movimento? E durante i primi anni di mobilitazione in che modo si svolse il braccio di ferro con i governi?

 

Dal 2003 le attività dei comitati si fanno sempre più intense con manifestazioni di ogni tipo, a volte non solo nella nostra regione ma anche nel centro d’Atene. L’obiettivo politico era far tornare sui propri passi il governo visto che di fatto i lavori per istallare i cantieri non erano ancora neanche iniziati. Grazie all’opposizione dei comitati eravamo riusciti a bloccare anche la possibilità che gli ingegneri facessero i rilievi topografici! Eppure il governo ad ogni nostra manifestazione diceva che ormai il progetto era definito e i lavori potevano iniziare. E’ in quel momento che i comitati decidono di organizzare i primi blocchi stradali nell’area intorno Keratea ma anche sull’autostrada dove abbiamo organizzato molto spesso feste popolari e allestito palchi per i concerti. Un modo piacevole di bloccare la strada ed impedire i lavori! In questa fase la polizia lasciava ancora fare e non reagiva contro le nostre iniziative con la brutalità e la violenza a cui assisteremo nei mesi successivi. Ma dal 2006 in poi era chiaro che non c’era più niente da fare! Anche il parlamento europeo che avevamo chiamato in causa con centinaia di petizioni ci aveva voltato le spalle. I governi non mostravano nessuna volontà politica di voler ascoltare le nostre rivendicazioni e la lotta non poteva che entrare nella sua seconda fase.

 

Una volta preso atto dell’ostilità popolare al progetto della discarica come si comporteranno le autorità?

 

Nel 2008 dopo lunghissime assemblea i comitati decidono di organizzare un grande servizio d’ordine del movimento composto da centinaia di uomini con il compito di difendere il territorio dall’arrivo ormai prossimo dei cantieri. Nel luglio del 2009 il governo invia per la prima volta i reparti speciali della polizia. Non a Keratea, ma poco distante: a Grammaticò. In quell’occasione la violenza della polizia contro i presidi solidali fu spaventosa! Non mi ricordo in tutta la mia vita di aver mai assistito a tanta brutalità se non durante la dittatura dei colonnelli. Gli scontri di Grammaticò durarono per due giorni e a conclusione la polizia riuscì a sgomberare i presidi. Quando a Keratea abbiamo visto xyta_kerateaquello che era successo a Grammaticò dai comitati abbiamo deciso di denunciare pubblicamente al presidente della regione il grave rischio per l’incolumità dei cittadini qualora la polizia si sarebbe rivolta nello stesso modo contro la popolazione di Keratea. La risposta fu vergognosa! Ci disse: “voi fate quello che volete! Noi faremo altrettanto!”.

Nel dicembre del 2010 arrivano per la prima volta a Keratea le forze speciali mandate dal governo che attaccarono i presidi alle 4h della mattina. 700 poliziotti del corpo speciali si scaraventarono contro di noi, appoggiati anche da diversi gruppi di soldati dell’esercito. Dopo alcune ore di scontro la polizia riesce ad occupare parte del terreno. E da quel momento è iniziata la vera battaglia. Era incredibile migliaia e migliaia di cittadini scendevano in piazza e si muovevano spontaneamente verso il presidio militare. Secondo la pianificazione ufficiali dei lavori il governo avrebbe dovuto utilizzare solo 500 ettari di terreno, ma nei fatti il presidio militare coprì più di 10000 ettari di territorio espropriando le terre ai legittimi proprietari… che erano tutti contadini e che con quegli ettari ci campavano! Naturalmente gli scontri e gli espropri erano passati nel più completo silenzio mediatico. Il governo faceva di tutto per lasciare l’opinione pubblica all’oscuro di quanto stava succedendo intorno alla nostra città! Le uniche notizie che circolavano erano sulle molotov che secondo alcuni giornali venivano lanciate dai manifestanti che lottavano per avere la discarica! Da non credere la disinformazione! Quante menzogne contro di noi abbiamo dovuto leggere o ascoltare!

 

Come reagiva il resto della società greca alla mobilitazione di Keratea?

 

Tutta la popolazione di Keratea a quel punto aveva capito che ormai la loro lotta non era più semplicemente contro la realizzazione della discarica ma contro una visione complessiva di gestione del territorio e dei finanziamenti alle opere pubbliche dei governi! Di quegli stessi governi le cui logiche politiche hanno portato al disastro di oggi! Questa consapevolezza della gente di Keratea ha poi scatenato una vera e propria onda di solidarietà di gran parte della società greca nei nostri confronti. E la solidarietà si concretizzava anche durante le manifestazioni permanenti: i ragazzi di Keratea uniti nel servizio d’ordine cercavano in tutti i modi di scacciare la polizia dai territori occupati e quando erano costretti a retrocedere perché la brutalità dei militari diveniva insostenibile, le migliaia e migliaia di persone venute anche da fuori Keratea che assistevano più lontane alle cariche avanzavano per proteggere con i loro corpi i ragazzi. Una solidarietà straordinaria! I manifestanti feriti non andavano in ospedale per paura di essere arrestati ma venivano soccorsi dai medici e dagli infermieri del movimento.

 

In che modo si sono svolti gli ultimi mesi di mobilitazione prima della vittoria del movimento? E quali possono essere stati i punti di forza dei comitati contro la discarica?

 

In 4 mesi di lotta c’è stata una grande radicalizzazione ed espansione territoriale della lotta. I primi 10 giorni della militarizzazione di Keratea la polizia si credeva invincibile! Ma quando con i comitati abbiamo deciso di variare la strategia le cose sono cambiate: siamo riusciti ad evitare che i manifestanti fossero arrestati grazie alla scesa in campo nella prima fila delle madri e dei padri dei ragazzi che si battevano fin dalle prime ore. Ogni volta che la polizia tentava di avvicinarsi troppo al servizio d’ordine le madri e gli anziani si mettevano davanti facendo dei cordoni, e poi dopo poco il servizio d’ordine tornava davanti. Non riuscivo a credere a quello che avevo davanti! Il livello di autorganizzazione popolare era altissimo così come la solidarietà quotidiana e continua di tutta la gente: dai bambini agli anziani ognuno sapeva cosa fare! A quel punto la polizia non riusciva più ad eseguire i compiti che gli venivano affidati dal comando, era impossibile per loro adeguarsi ad un territorio in cui tutta la popolazione nessuno escluso gli era ostile. La popolazione impediva addirittura che arrivassero ilandfill_6094060rifornimenti ai presidi militari bloccando le strade molto più distante dalle zone espropriate. In quel momento la tensione era altissima e per la prima volta gli scontri raggiunsero anche il centro della città e iniziarono i primi rastrellamenti organizzati dalle forze d’elites casa per casa nei quartieri di Keratea. I lacrimogeni entravano dentro le case, i feriti correvano al pronto soccorso autogestito a decine, e una donna incinta a causa dei lacrimogeni perse il suo bambino. Ma questo atteggiamento della polizia di portare la battaglia dentro la città sortì solo l’effetto di provocare un vero e proprio sollevamento popolare! La battaglia per la polizia e il governo era ormai persa! Venivano in solidarietà moltissime persone da ogni parte della Grecia e anche se i media avevano imposto la disinformazione e il silenzio mediatico la nostra voce ormai era ascoltata da tutti. Durante un corteo partito dalla città i comitati riuscirono ad arrivare fino ai cantieri dei lavori per la discarica i cui macchinari e le attrezzature vennero rese inutilizzabili, così come il tratto di autostrada da cui potevano arrivare nuovi rifornimenti e nuove attrezzature. Quel giorno alcuni reparti della polizia ormai esausti non riuscirono a respingere la popolazione e durante la notte arrivò la notizia che il governo di dichiarava disponibile a discutere con i comitati a proposito della gestione e smaltimento dei rifiuti! Avevamo vinto, vinto per davvero!

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