La storia di un altro buco

Riportiamo di seguito un interessantissimo articolo di TEMPO MODERNO del 24 agosto 2011. relativo alla Cava Castella di Rezzato ed ai suoi curiosi retroscena:

“Tempo Moderno ha già parlato diffusamente, nelle puntate numero 35, 36 e 37 , di cave e discariche, del potere, economico e politico, che gira attorno ad esse, e dei leghisti che se ne occupano.

Quello di cui si vuole parlare questa settimana è un vero bucone alle porte della città di Brescia, sul confine con il territorio comunale di Rezzato, in un ambito estrattivo identificato con la sigla ATE 25, deve esiste una cava, chiamata Castella, su terreni di proprietà della Gaburri SpA.

La gestione della cava è in capo alla “La Castella srl”, società nella cui compagine sociale sono presenti la Gaburri SpA e la società Garda Uno Srl che, come forse molti sapranno, è partecipata dalle amministrazioni comunali del lago di Garda e ha il compito di gestire in modo consortile una serie di servizi pubblici, legati sia al ciclo dei rifiuti che della depurazione delle acque.

Presidente di Garda Uno srl è Mario Bocchio, sindaco di Lonato.

Tra le società iscritte al registro imprese di Brescia, oltre a “La Castella srl” si trova anche la quasi omonima “Castella srl”, costituita di recente, in cui è socia sempre Garda Uno srl, questa volta però con la RMB srl, facente capo al Sig. Antonio Goffi, personaggio già citato da Tempo Moderno nelle puntate 35 e 36. Ricorderete fra l’altro che presso una delle società a lui facenti capo, la Adige Ambiente, figurava un rampollo eccellente con l’incarico di responsabile EMAS.

Presidente della “Castella srl” è lo stesso Mario Bocchio che oltre ad essere, come detto, sindaco di Lonato, eletto nelle liste del PDL, è anche presidente del consorzio Garda Uno srl.

Quale sia il compito della “Castella srl” è testimoniato da una richiesta che la stessa ha presentato all’Amministrazione provinciale di Brescia, Area Ambiente, protocollata il 28 luglio con il n. 84890, con la quale si promuove la realizzazione, nella cava Castella a Rezzato, al confine con Brescia, di una discarica per rifiuti speciali “non pericolosi” destinata a ricevere volumi impressionanti di materiali fortemente inquinanti: centinaia di tipologie di rifiuti conferibili, dalle ceneri pesanti, alle pitture e vernici di scarto, dai rifiuti della raffinazione del petrolio ai rifiuti derivanti dalla pulizia delle fognature.

Saranno, se verrà realizzata, quasi due milioni di metri cubi di rifiuti speciali potenzialemente inquinanti. Per essere precisi, 1.890.000 metri cubi. Per dare un’idea, la contestatissima discarica per amianto inertizzato che il Gruppo Faustini (Profacta) intende realizzare a San Polo, prevede un volume di 80.000 metri cubi.

Significa che la discarica di rifiuti speciali alla cava Castella sarà quasi 24 volte più grande.

E sarà, se ne verrà consentita la realizzazione,  a meno di un chilometro da Buffalora, a sette chilometri dal centro di Brescia e tre chilometri dal centro di Rezzato. E, fra l’altro,  lungo l’autostrada A4, a soli 60 metri dalla carreggiata nord.

Per la verità, è già da qualche giorno che le cronache se ne occupano, visto che il Co.di.s.a. (comitato per la difesa di salute e ambiente) di San Polo ha già fatto conoscere a media locali la  propria posizione in merito.

Si tratta in effetti di una torta enorme: due milioni di metri cubi di rifiuti speciali sono un problema collettivo per le comunità conviventi con la discarica, ma sono anche un affare gigantesco per chi potrà realizzarla, con profitti immensi.

La massa di interessi bipartisan che si muove dietro questo affare è testimoniata da una serie di nomi che si incontrano approfondendone la storia, magari già incontrati leggendo altre puntate di Tempo Moderno.

Gaburri, per esempio,  che, fra l’altro, nel 2009 ha acquisito un ramo d’azienda della BGF Belleri (una delle società collegate con Italy Style Milano, quella dei prodotti tricologici che abbiamo visto promuovere un impianto idroelettrico ad Anfo.

Sempre Gaburri è in società con UNIECO di Reggio Emilia tramite Leonessa Srl.

C’è un altro nome già comparso nelle cronache di Tempo Moderno, che si ritrova, singolarmente, anche in questa storia; è il nome di un leghista fedelissimo, l’Arch. Franco Claretti, sindaco di Coccaglio, cavaliere senza macchia del “White Christmas” e dirigente del Comune di Brescia, di cui è stata raccontata l’istruttiva vicenda personale nella undicesima puntata.

Nello stesso ambito estrattivo, l’ATE 25, uno dei protagonisti di questa storia, Gaburri, ha chiesto di realizzare un impianto di produzione di trattamento inerti e produzione di conglomerati bituminosi in variante urbanistica (altra iniziativa che ha sollevato forti polemiche da parte dei residenti in prossimità dell’ambito estrattivo stesso).

La giunta comunale di Brescia, il 30 giugno 2011,  ha rilasciato, nell’ambito del procedimento di valutazione ambientale della variante alla pianificazione urbanistica vigente, un “Parere motivato“, positivo, al progetto Gaburri.

Il cerchio si chiude quando si giunge a leggere il seguente passaggio dell’atto: “c) con Deliberazione della Giunta Comunale n. 607 P.G. 49940 del 24.06.2011 è stato nominato autorità procedente l’Arch. Franco Claretti, Responsabile dal 20.05.2011 del Settore Industria e Sportello Unico Attività Produttive, in sostituzione della Dott.ssa Annamaria Padula;”

Insomma: mettiamoci qualcuno che sappia cosa deve fare, qualcuno di cui fidarsi.

Anche perchè pare che, durante le conferenze dei servizi, la dott.ssa Padula avesse dimostrato qualche perplessità sul progetto.

La richiesta di autorizzazione per la discarica nella cava Castella è accompagnata da un progetto realizzato da Eracles Sas con sede legale a Stradella (PV) e unità locale a Lovere (BG), la stessa società che ha progettato la discarica di amianto Ecoeternit di Montichiari (sempre nelle puntate 35, 36 e 37), autorizzata quest’anno senza troppi problemi dall’ente competente.

Amministratore della Eracles è il sig. Remo Bordini, che fino al 6 maggio 2010 era amministratore della TERESA Srl (i lettori ricorderanno il Sig. Papa Mauro, che di Teresa Srl è attualmente amministratore unico, già descritto sempre nelle puntate di maggio). Teresa Srl nel 2006 aveva proposto la realizzazione di un impianto per il trattamento di terre provenienti da siti inquinati, in comune di San Gervasio Bresciano. L’impianto è stato osteggiato dai cittadini e l’istanza è stata respinta. Progettista? Ovviamente Eracles.

Socio accomandante della Eracles sas è Michele Carta Mantiglia, nome noto alle cronache anche giudiziarie del mondo dei rifiuti,  soprattutto dopo essere stato rinviato a giudizio insieme all’ex presidente della regione Campania Antonio Bassolino, per reati ipotizzati nella complessa vicenda dei rifiuti di quella regione e del suo capoluogo. Michele Carta Mantiglia pare, peraltro, vantare buone amicizie anche nella giunta provinciale di Brescia.

In definitiva, il tentativo è quello di mettere sottoterra due milioni di metri cubi di rifiuti speciali, potenzialmente inquinanti, in una zona densamente abitata, il tutto facendo passare in sordina un progetto che si destreggia silenziosamente tra pareri più o meno favorevoli, con qualche piccola forzatura, come l’aver promosso a “favorevole”, nella Sintesi non tecnica presentata in Regione  Lombardia  un giudizio di non pertinenza emesso nei confronti di un’osservazione di GardaUno nell’ambito dell’approvazione del Piano Provinciale dei Rifiuti, tendente a promuovere un centro integrato di trattamento e recupero di rifiuti in Comune di Rezzato. E si parlava di trattamento e recupero, non di discarica.

Ma il punto veramente inquietante di tutta la vicenda pare essere questo: chiunque conosca le cave a sud est di Brescia, anche solo per esserci passato vicino in macchina, sa bene che molte sono in acqua. Cioè, la falda acquifera è molto vicina alla superficie del suolo, tanto che in molti casi il materiale di cava è dragato sul fondo di laghetti che si formano nell’area di scavo.

Nella scheda tecnica depositata in Regione si descrive la discarica come da realizzarsi appena sopra la quota massima della falda acquifera, dalla quale resterebbe separata da meno di due metri di terreno (e due metri sarebbe il minimo dei minimi).

Ma, soprattutto, i dati utilizzati dai promotori della discarica paiono non tenere conto dei dati raccolti sulla quota alla quale si incontra la falda acquifera in quell’ambito.

Infatti nel 2003, in sede di variante al PRG, in Comune di Rezzato è stata depositata una relazione geologica a firma dei Geologi Crestana, Ziliani e Lentini, secondo la quale l’escursione della falda in quell’area è maggiore di quella indicata da Eracles. Negli anni scorsi è stata a lungo sommersa, a seguito di eventi meteorici nemmeno tanto eccezionali (si veda il paragrafo “piezometria” a pag. 16 della relazione geologica) e la falda è arrivata ad innalzarsi di altri 4 metri.

Tale situazione è stata recentemente confermata dal Comune di Rezzato, che si è avvalso, nelle proprie osservazioni nel procedimento di approvazione del progetto d’ambito ATE25, di una relazione a firma della dott.ssa Geol. Laura Ziliani, secondo la quale durante i rilievi eseguiti in loco nell’agosto 2009 “la falda affiorava estesamente” nell’area Gaburri. Tale affioramento, sempre secondo la geologa, non era da considerarsi eccezionale in quanto verificatosi anche nel settembre 2001 e nel settembre 2004.

In conclusione, due milioni di metri cubi di rifiuti speciali potenzialmente inquinanti da interrare in un’area densamente popolata, a un chilometro da San Polo, a tre chilometri dal centro di Rezzato, a sette chilometri dal centro di Brescia, e pure molto vicino alla falda acquifera.

In prossimità della falda che alimenta i pozzi e le risorgive del territorio dove vivono i cittadini di San Polo e  di Brescia.

Mica male, no?

Non ci resta che attendere. Presto conosceremo la posizione degli enti coinvolti nel procedimento autorizzativo, e sapremo se la Lega Nord, che in Amministrazione provinciale – ente competente per l’autorizzazione della discarica – ha la delega all’Ambiente, è davvero  quella che dice NO.

Brescia, 24 agosto 2011

Tempo Moderno.”

 

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