MEDICI PER L’AMBIENTE : ASL CONTINUA A SOTTOVALUTARE IL PROBLEMA CAFFARO

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Brescia è la città italiana dove ci si ammala più di tumore e secondo il Rapporto SENTIERI dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Airtum,c’è un collegamento tra l’eccesso di tumori e l’inquinamento causato dalle industrie chimiche Caffaro.
Il professor Paolo Ricci, responsabile dell’Osservatorio epidemiologico di Mantova e coordinatore del progetto di monitoraggio dei 44 siti inquinati di interesse nazionale italiani oggetto dello studio, e coordinatore, con Pietro Comba dell’Iss ha detto chiaro e tondo ” Chi ha avuto a che fare fino ad ora con la gestione della situazione sanitaria e ambientale di Brescia sul caso Caffaro dovrebbe lasciare il posto ad altri».

Non si è fatta attendere la risposta dell’ASL. La direzione dell’azienda sanitaria locale ha diffuso le considerazioni del responsabile dell’Osservatorio epidemiologico dell’Asl di Brescia, Michele Magoni: «I Pcb sono sostanze tossiche – spiega il dottor Magoni – la loro definizione come cancerogeni è invece più controversa ed è nel 2013 che la Iarc (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) li ha classificati come cancerogeni certi per il melanoma; permangono quali probabili cancerogeni per il linfoma-NH e per il tumore della mammella». Gli studi sulla correlazione tra Pcb e tumori, dice l’Asl di Brescia, «sono contrastanti».

Le dichiarazioni dell’ASL sono state  oggetto di una lettera inviata alla stampa dal dottor Celestino Panizza, dell’ Associazione Medici per l’Ambiente –ISDE-Sezione d Brescia, il quale stigmatizza le dichiarazioni dell’Azienda sanitaria locale sulla vicenda dell’inquinamento sel Sito di interesse nazionale (Sin) di via Milano.

Pubblichiamo integralmente il testo della missiva.

Egregio Direttore,
“NON VOGLIAMO negare l’effetto dei Pcb, ma neppure si può affermare di aver trovato una relazione con l’incidenza tumorale quando ciò non corrisponde alla realtà. Non aver trovato un’associazione non significa che questa relazione non vi sia”. Queste affermazioni dell’ASL di Brescia, comparse sulla stampa in questi giorni, come in passato, sottacciono e sottovalutano gravemente i risultati le acquisizioni raggiunte con gli studi condotti sul sito “Caffaro” e non possono essere condivise.
Innanzitutto bisogna ricordare che la contaminazione riguardi numerosi composti chimici le diossine e altri composti cancerogeni e metalli pesanti e non solo da PCB. Tutti questi composto ha svariate proprietà tossicologiche e alcuni sono cancerogeni riconosciuti, per cui è quantomeno riduttivo riferirsi ai soli PCB.
E’ pur vero che, per sue caratteristiche intrinseche, qualsiasi studio non sarà mai in grado di quantificare in assoluto il peso specifico della Caffaro, relativamente ad altre fonti, sia perché è difficile determinare con precisione il grado di diffusione dell’inquinamento oltre i confini del sito interessato, sia per la presenza di altre fonti inquinanti come le acciaierie e ora anche l’inceneritore, ma l’insieme delle evidenze è talmente solido che debbano essere tratte ben altre conclusioni.
In sintesi. Il 3° rapporto dello studio “SENTIERI” che analizza l’incidenza dei tumori, cioè il numero di nuovi casi insorti tra il 1996 e 2005 nel comuni sede del sito inquinato “Caffaro”. Nel comune di Brescia, in confronto alle popolazioni seguite dai registri tumori nel Nord Italia, vi sono eccessi di rischio statisticamente significativi per numerosi sedi tumorali (tutti i tumori, fegato , laringe, polmone, mammella, melanoma, rene, tiroide, emolinfopietico, linfoma non Hodgkin, leucemia mieloide cronica). Il tutto ha causato, a Brescia in 10 anni, 791 casi di tumore in più rispetto alla popolazione di riferimento sulla quale è stato effettuato il confronto.
Questi risultati erano già stati resi noti un anno fa nel congresso dell’Associazione Italiana Regstri Tumori (AIRTUM) nel quale si sottolineava che nei ragazzi di ètà 20-24 anni si registra un eccesso di tumori statisticamente significativo del 42% e del 22% non statisticamente significativo nella classe di età 0-24 anni.
Anche i ricoveri ospedalieri sono in eccesso per di tumori maligni, della laringe, della vescica, della ghiandola tiroidea, del tessuto linfoematopoietico, melanoma maligno della cute sono superiori a quelli che si possono “di norma” attendere.
Nello studio Sentieri già pubblicati nel 2012 che riguardava la mortalità di Brescia, si erano osservati un numero di decessi superiore all’atteso per le cause di morte per le quali, sulla base degli studi scientifici esiste una consolidata relazione con PCB e diossine.
Non solo. Anche i risultati delle indagini della stessa ASL già resi noti un anno fa e pubblicati recentemente, registrano la più alta incidenza di tumori a Brescia rispetto alla stessa provincia nella quale i tumori sono già più alti che nel resto dell’Italia. Nel distretto della città il tasso di incidenza statisticamente significativo dei tumori di tutte le sedi è superiore del 7% rispetto alla provincia e nel distretto n. 2, di Brescia Ovest è superiore del 4%. Eccessi statisticamente significativi si registrano anche per il tumore della mammella (+14%) e del melanoma cutaneo (+33%) nel distretto della città.
I risultati sono poi assolutamente coerenti con lo studio “Sentieri” e con gli studi condotti in passato a Brescia dalla stessa ASL.
Innanzitutto l’indagine sui lavoratori della Caffaro che mette in luce che la loro mortalità è risultata statisticamente in eccesso per alcuni importanti “organi bersaglio” di PCB, diossina e altri composti cancerogeni utilizzati in Caffaro. In particolare, con le indagini epidemiologiche, sono stati trovati eccessi di rischio per tutti i tumori, per i tumori al fegato, per il cancro polmonare. Inoltre lo studio sulla popolazione residente nei quartieri a sud della fabbrica, per alcuni tipi rari di tumore (il linfoma Non Hodgkn –LNH- e i sarcomi dei tessuti molli): per i LNH l’aumento dell’80% del rischio è statisticamente significativo (il rischio è quasi di 9 volte nel gruppo a più lunga residenza nell’area contaminata); per i STM il rischio è di 2.29 più elevato nelle donne ma non raggiunge la significatività statistica per la bassa numerosità dei casi collegata alla rarità di questa forma tumorale.
Sempre dagli studi condotti dall’ASL sono emersi effetti sulla funzionalità ormonale in particolare sulla tiroide coerentemente a quanto risulta della letteratura scientifica.
E’ anche evidente che la popolazione residente nei quartieri a sud della Caffaro presenta livelli di PCB ematici molto superiori alle popolazioni residenti in luoghi meno inquinati e, in genere tutta la popolazione di Brescia presenta livelli di PCB nel sangue più elevati soprattutto fra coloro che hanno assunto cibi prodotti in area contaminata.
Un dato positivo deriva dalla recente indagine dell’ASL sui livelli di PCB nel sangue dei residenti a Brescia che documenta una importante riduzione della presenza di questi composti. Questo è l’effetto della regolamentazione dell’impiego dei PCB a livello internazionale (la riduzione avviene in tutti i paesi) sia, presumibilmente, anche per la riduzione dell’assunzione per via alimentare da prodotti provenienti dalla zona contaminata.
A questi dati si aggiungono in termini generali le acquisizioni scientifiche raggiunte sulla cancerogenesi sancita dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca su Cancro (IARC)  della diossina e dei PCB. La IARC, recentemente, ha riclassificato i PCB come cancerogeni certi per l’uomo che da anni erano ritenuti tali con altissimo grado di evidenza. In questa riclassificazione i PCB sono riconosciuti cancerogeni per tutti i congeneri, sia quelli diossino-simili che per i non diossino-simili, proprio per la molteplicità dei meccanismi biomolecolari implicati nel processo carcinogenetico essendo intereferenti endocrini, mutageni per la capacità di alterare il sistema immunitario. Proprio per questo, seppure alcuni particolari tumori sono associabili più peculiarmente a questi inquinanti, essi sono tuttavia cancerogeni “totipotenti” in grado cioè di aumentare il rischio di tutti i tumori. 
Altresì, la letteratura scientifica indica come le patologie cronico-degenerative e neoplastiche (anche di quelle insorgenti in età adulta) siano, in ultima analisi, riconducibili anche all’esposizione fin dalla gravidanza a questi composti.
L’evidenza ricavate da studi epidemiologici, si inserisce quindi coerentemente in un quadro di conoscenze più ampio, dove è sostenuta dai risultati degli studi sperimentali sui meccanismi di cancerogenesi. In particolare per PCB e diossine ormai noti molteplici meccanismi di cancerogenesi.
Una valutazione del contesto generale dell’inquinamento e la contaminazione storica della catena alimentare da diossine, PCB e composti organo clorurati consente di ritenere acquisito che l’inquinamento prodotto dalla Caffaro abbia avuto un peso rilevante soprattutto nel determinare gli eccessi di tumori registrati e che collocano Brescia nel suo complesso fra le aree a maggior rischio in Italia. Questo fatto, nella situazione diffusamente compromessa di Brescia e nell’area interessata, rappresenta un problema sanitario di assoluta importanza che non si può facilmente archiviare o sottacere.

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