RAPPORTO ARPA 2014 SU STATO SALUTE AMBIENTE DI BRESCIA E PROVINCIA

20140530_083811Ancora una volta non sono confortanti i dati rilevati e trasmessi dall’Arpa per quanto riguarda i rifiuti bresciani. Per quanto riguarda l’immondizia siamo la seconda provincia lombarda per numero di siti contaminati e per la produzione di rifiuti speciali (oltre 13 milioni all’anno in tutta la Regione, Brescia quasi tre e mezzo).Nel Bresciano sono almeno altri 90 i siti contaminati. Si tratta tutte di vecchie aree dismesse o ancora in attività che oltre a darci lavoro ci avvelenano anche poco a poco. Le bonifiche complessive sono state 1.300 in tutta la Lombardia ma quasi altrettanti sono i siti che ancora devono essere ripuliti. Male anche la gestione dei rifiuti ordinari. Brescia si qualifica tra le ultime per quanto riguarda la raccolta differenziata che si attesta intorno al 46%. Peggio di noi fanno solo Sondrio e Pavia. Un’emergenza insomma quella dell’inquinamento bresciano che non accenna minimamente a essere risolta. 

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Articolo di Pietro Gorlani sul Corriere Brescia di venerdi 30 maggio 2014

Resta malato l’ambiente di Brescia e delle zone più antropizzate della provincia. Resta malata l’aria, ma soprattutto l’acqua di falda inquinata da metalli pesanti, solventi e pesticidi. La situazione è grave in città (è noto l’inquinamento da cromo esavalente e organo-alogenati) ma lo è anche in paesi dell’hinterland, delle valli, della Bassa. Restano malate anche le acque del fiume Mella e di diversi piccoli torrenti che raccolgono scorie civili e industriali spesso non trattate dai depuratori, inesistenti o vecchi e inadeguati. E la convalescenza e l’auspicabile guarigione restano lontane. Molto più lontane dei tempi dettati dall’Unione Europea, che aveva stabilito l’obbligo di raggiungere nel 2015 una qualità «buona» per tutte le acque superficiali. Un obiettivo che Brescia ha fallito, andando incontro ad una infrazione Ue.

Cromo non solo a Brescia ma anche a Lograto e Rovato

La radiografia ecologica completa del Bresciano è stata fatta dall’Arpa, che ha pubblicato il corposo «Stato dell’ambiente 2014». In trenta dei paesi analizzati l’acqua sotterranea risulta «scadente» anche se potabile. «Sufficiente» in una decina di comuni e «buona» in altri nove. Salta ad esempio all’occhio che il cancerogeno cromo VI non ammorba solo l’acqua della bassa Val Trompia e della zona ovest della città ma anche paesi «insospettabili». È stato trovato due volte su 14 analisi ad Adro, nella vicina Rovato (un pozzo della discarica) ed a Lograto, in un pozzo che alimenta l’acquedotto («valori tra 5 e 8 microgrammi/litro» ricorda la direttrice dell’Arpa di Brescia Maria Luisa Pastore. Le cause? La Pastore non ha dubbi: «È di origine antropica». Ovvero, al di là del vocabolo d’origine greca, «opera dell’uomo», delle sue attività industriali. Certo, nessuno ruba il primato di zona più inquinata alla città di Brescia e alla bassa Val Trompia, dove nonostante settant’anni di industrializzazione forsennata le istituzioni non hanno mai realizzato un depuratore. Ecco il ritrovamento in falda di solventi organo-alogenati: il triclorometano a Concesio, il tri e tetracloroetilene a Sarezzo e Villa Carcina. Solventi presenti, in quantità inferiori ai limiti di legge, anche nell’acqua potabile dell’acquedotto. Ma il tetracloroetilene si trova anche in paesoni con presenza di industrie come a San Zeno Naviglio e Travagliato. A Flero invece abbonda il nichel.

 Erbicidi nella Bassa

C’è poi il capitolo erbicidi, utilizzati da mezzo secolo in agricoltura: ad Adro è stata trovata terbutilazina desetil, ma fitofarmaci sono stati rintracciati anche in falda a Calvisano. E il bentazone è stato trovato a Pisogne, Sellero e Gardone Valtrompia. Altra criticità riguarda i nitrati, inquinanti di origine organica derivanti da un eccesso di azoto nei terreni dovuto ad un mix di fattori (spandimento di liquami e fertilizzanti chimici ma anche assenza di depuratori civili). L’Arpa li ha trovati a Montichiari e Lonato, ma sappiamo dalle analisi Asl che sfiorano i limiti di legge anche in altre zone di Bassa e Franciacorta (Travagliato, Ospitaletto, Castegnato, Brandico, Longhena, Mairano, Orzivecchi). Non sono nocivi come certi composti chimici inorganici ma — in un momento in cui il ministro all’agricoltura si appresta a chiedere una deroga in Europa per non penalizzare troppo gli allevatori — andrebbero anche previste fette di territorio da tutelare. Altro importante distinguo: a Pavone Mella, Quinzano, San Paolo, Pralboino, Verolavecchia e Villachiara l’acqua è da bollino rosso per la conformazione del sottosuolo, che abbonda di ferro e manganese. Un inquinamento – lo riconosce la stessa Arpa – sicuramente meno preoccupante di quello chimico.

 Acque superficiali: il Mella «maglia nera»

Falliti gli obiettivi Ue per le acque superficiali: il Mella resta maglia nera: parte da un giudizio «elevato» a Bovegno ma peggiora man mano scende a valle, diventando «cattivo» in città e a Flero e migliorando un poco quando si avvicina all’Oglio. Scarso anche il giudizio su Garza, Strone a (a Verolanuova), Seriola Nuova (a Rovato), Laorna (a Gussago), torrente Faidana (a Sarezzo). Raggiungono gli standard europei le acque del lago di Garda a Salò e Padenghe. Ottima la qualità dei torrenti dell’alta montagna (Allione, Avio, Caffaro, Dezza, Lanico, Ogliolo, Oglio d’alta valle). Dove l’uomo non è riuscito a far danni.
pgorlani@corriere.it

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