Ecco le osservazioni presentate da 4 comitati facenti parte della rete antinocività bresciana, in merito alla realizzazione dell’impianto di trattamento ceneri A2A . In fondo all’articolo anche le osservazioni presentate dal Coordinamento dei Comitati Ambientalisti della Lombardia
alla Regione Lombardia
Direzione generaleTerritorio e Urbanistica,
Unità organizzativa Valorizzazione dei rifiuti
e sistemi informativi,
Struttura Autorizzazioni e innovazione
in materia di rifiuti
Piazza Citta’ di Lombardia, 1
20124 Milano
Oggetto: Osservazioni alla Verifica di assoggettabilità alla procedura di V.I.A. codice VER09-RT.
Progetto di Nuovo Impianto Sperimentale ex art. 211 del D.LGS. 152/2006 e S.M.I., per
recupero rifiuti pericolosi, (operazioni R5, R13).Impianto sperimentale per il trattamento
delle ceneri leggere da termovalorizzatore, da realizzare nel Comune di Brescia (BS)
localita’ Buffalora in via A. Chiappa, ditta A2A S.p.A.
I sottoscritti Co.Di.S.A. (Comitato difesa salute e ambiente), Comitato spontaneo contro le
nocivita’, Legambiente Brescia e La Collina dei Castagni secondo quanto stabilito dall’art. 20 del
D.Lgs 152/2006, in qualità di portatori di interesse, inviano le proprie osservazioni riguardanti la
Verifica di assoggettabilità alla procedura di VIA codice VER09-RTI inerente il progetto di nuovo
impianto sperimentale ex art.211 del D.LGS.152/2006 e S.M.I., per recupero rifiuti pericolosi
(operazioni R5,R13), da realizzarsi nel Comune di Brescia (BS) via A. Chiappa, Localita’
Buffalora.
Riteniamo che il progetto possa produrre significativi effetti negativi sull’ambiente e
chiediamo pertanto che venga sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale.
PREMESSA
Si sente fortemente in Lombardia, e a Brescia in particolare, la mancanza sia di capacità gestionali, sia di una visione di un modello di società diversa da quella che sino ad ora abbiamo vissuto.
Ciò ha portato Brescia, soprattutto il territorio di Brescia est, ad essere al centro di interventi e di criticità rispetto alle questioni ambientali.
In questo contesto, siamo convinti che la politica di gestione dei rifiuti possa giocare un ruolo importante nel risanamento ambientale.
Oggi Brescia è fanalino di coda in Lombardia, Regione che tra l’altro non brilla rispetto ad altre regioni Italiane, sui temi della raccolta differenziata, punto fermo per un reale recupero di materie prime.
Nonostante ciò, si sta decidendo di ripercorrere la vecchia strada senza alcuna prospettiva: realizzare un nuovo impianto per il trattamento delle ceneri residue del primo inceneritore, “l’assurdo dell’assurdo”.
La grande stagione dello smaltimento orientato all’incenerimento è finita da tempo, ma questa consapevolezza non sembra ancora essere patrimonio culturale della classe politica che governa il nostro territorio.
Invece di programmare una seria strategia che porti ad un modello di recupero che ci porti oltre il misero 40% di differenziata, i rappresentanti politici si allineano dietro a decisioni di multiutility troppo assorbite nell’immaginare grandi costruzioni finanziarie, ma distratte sulle strategie industriali e sull’offerta di servizi efficienti atti ad alimentare le filiere produttive che originano dal riciclaggio dei materiali.
E’ venuto il momento del primato della politica su chi pensa solo ai propri interessi rispetto al bene collettivo.
Una politica seria programmerebbe subito una strategia che porti la differenziata oltre il 70%.
Come? Esempi sul territorio, anche qui sui confini del capoluogo bresciano ci sono, Rezzato e Mazzano.
La regione Lombardia stessa nel documento “Atto di indirizzi per il Consiglio regionale, ai sensi del comma 3 dell’art. 19 della I.r. 12 dicembre 2003, n. 26, in materia di programmazione della gestione dei rifiuti”, dà delle indicazioni parlando di raccolta del rifiuto “domiciliarizzato” inteso come raccolta porta a porta, che produce un rifiuto di “alta qualità” che permette di essere subito trasformato in materia prima. La scelta di costruire un altro impianto è la sconfitta di una classe dirigente che non sa guardare e nemmeno pensare ad una società che si incammina verso la strada del rifiuto zero, strada lunga che passa attraverso l’efficienza della differenziazione spinta
dei rifiuti.
E’ risaputo che nella “zona critica” è opportuno non introdurre nuove fonti inquinanti privilegiando attività di risanamento della qualità dell’aria, perché allora lo si sta facendo?.
Se chi guida la nostra città e la nostra Provincia non ha presente questi temi e queste
problematiche, significa che non vuole mettere al centro della propria azione l’interesse dell’ambiente e la salute dei cittadini.
OSSERVAZIONI SPECIFICHE
Si elencano sinteticamente i principali motivi ostativi alla realizzazione del progetto, le criticita’ e i rischi per l’ambiente e la salute umana, le incongruenze e la carenza di documentazione da noi riscontrate.
Data la notevole pericolosità delle sostanze contenute nelle ceneri, sorgono numerosi interrogativi, che di seguito elenchiamo per aree tematiche.
1) Caratteristiche dei prodotti
a) Qual è il grado di resilienza e stabilità chimico-fisica nel tempo delle particelle di cadmio, mercurio e delle altre sostanze altamente dannose catturate all’interno degli inerti? I casiamianto e Caffaro inducono alla massima prudenza nel valutare queste problematiche.
b) Qual è il grado di resistenza ad agenti atmosferici e a successive fasi di lavorazione dei manufatti incorporanti tali inerti?
c) Qual è il grado di purezza dei cristalli di cloruro di sodio e cloruro di calcio?
d) L’incenerimento dei rifiuti produce ceneri caratterizzate, secondo quanto dichiarato nello stesso studio preliminare ambientale prodotto da A2A, una significativa variabilità della composizione. Questa variabilità rende quindi molto difficile analizzare la qualità e quantità delle sostanze tossiche rilasciate nel corso della lavorazione, e dovrebbe essere oggetto di attenta valutazione.
Inoltre la Relazione tecnica del progetto definitivo riporta i seguenti elementi:
e) Il trattamento cui vengono sottoposte le ceneri prevede l’utilizzo di notevoli quantità di acqua (cinque cicli di lavaggio, miscelazione delle ceneri per la trasformazione in granuli)
f) I cicli di lavaggio prevedono la formazione di un residuo così descritto nella relazione tecnica: “In seguito alle reazioni chimico-fisiche che avvengono nel reattore si avrà la separazione di una fase acquosa limpida ed incolore da un fango, che viene
successivamente ispessito fino a formare uno strato consistente, che può essere quindi facilmente allontanato”. Non è tuttavia specificato come sarà smaltito questo limo. Tutto il ciclo di lavorazione prevede la formazione di fanghi che possono essere considerati rifiuti a tutti gli effetti, nei quali si concentrano presumibilmente le sostanze pericolose residuali.
g) E’ dichiarato nella Relazione tecnica che il processo di granulazione prevede la formazione di ammoniaca e la necessità di depurare l’aria da questa sostanza con una reazione chimica che, attraverso l’utilizzo di acido solforico, provoca la formazione di solfato ammonico senza tuttavia specificarne la destinazione.
2) Pericolosità della lavorazione
Riteniamo opportuno sottolineare un ulteriore elemento di rischio connesso alle lavorazioni previste dall’impianto: il trattamento preliminare delle ceneri (o dei granuli) comporta rilascio di idrogeno con la necessità di un controllo costante del livello immesso nell’aria, per evitare il raggiungimento del limite di esplosività della miscela idrogeno-aria (4%). Ricordiamo che l’idrogeno è uno dei tre gas combustibili più pericolosi e necessita di un’energia di accensione minima per infiammarsi (40uJ) e per tale motivo rientra nel gruppo IIC in base alla norma europea. Precisiamo che la pericolosità di questo impianto, oltre a rappresentare un rischio per i lavoratori, si va a sommare a quella del deposito di GPL “Pialorsi Steven Gas” situato a poca
distanza.
3) Scala del processo produttivo e del relativo impatto ambientale
L’impianto proposto è di tipo sperimentale, ma il progetto finalizza esplicitamente la proposta allo sfruttamento su scala industriale. La trascurabilità dell’impatto ambientale dell’impiantopilota viene strettamente legata alle sua ridotte dimensioni. Il che implica che evidentemente la scala industriale potrebbe configurare esiti molto diversi, potenzialmente pregiudiziali alla sua realizzazione.
4) Profili di oggettività dell’analisi di impatto ambientale
Lo studio ambientale preliminare che accompagna la verifica di assoggettabilità a VIA è stato elaborato per conto dell’azienda A2A. Vista la pericolosità dei composti presenti nelle ceneri leggere da sottoporre a lavorazione, e le numerose criticità ambientali dell’area vasta in cui si propone l’insediamento dell’impianto, si raccomanda l’adozione di una rigorosa valutazione di impatto ambientale, particolarmente attenta ad alcuni profili rimasti relativamente carenti nel
suddetto studio, e in particolare riguardanti:
a) l’analisi del rischio di contaminazione da parte dei processi di lavorazione dei prodotti finali
b) l’analisi del rischio di dispersione in ambiente (aria, acqua, terreni) dei composti d’origine,
dei prodotti finali e dei semilavorati durante la loro movimentazione
c) la contabilità analitica riguardante lo smaltimento di tutte le sostanze residue di lavorazione
d) il costo-opportunità dell’intero processo di inertizzazione rispetto alle migliori alternative disponibili
5) Localizzazione
Lo studio preliminare ambientale confronta la conformità della localizzazione proposta con quanto previsto dalla normativa vigente. In particolare, il documento conduce una verifica dei criteri localizzativi di tipo escludente, penalizzante o preferenziale che gli strumenti di programmazione e pianificazione previsti dalla normativa regionale e provinciale individua per le operazioni di messa in riserva (CER R5) e trattamento di rifiuti pericolosi (CER R13).
La localizzazione proposta (Loc. Buffalora, Brescia, via Agostino Chiappa) risulterebbe complessivamente conforme con le norme, comprese quelle della programmazione urbanistica comunale, in quanto i principali tematismi elencati dalla legislazione sono o non ricorrenti o non sufficientemente rilevanti date le dimensioni dell’impianto in oggetto. Al contrario, lo studio individua nella caratterizzazione dell’area due fattori di tipo preferenziale che invece fornirebbero elementi positivi finalizzati alla scelta del sito:
– Il contesto paesistico risulta essere già significativamente influenzato dalla presenza di attività estrattive, discariche attive e in fase di gestione post-conferimento e di numerosi impianti di trattamento rifiuti.
– Il capannone che ospiterà l’impianto si localizza in adiacenza alla piattaforma ecologica e alla discarica cessata di Buffalora, in un sito quindi già caratterizzato dalla presenza di attività legate allo smaltimento e recupero di rifiuti, privo quindi di significati architettonici, simbolici o di valenza paesistica.
In entrambi i casi, la motivazione è da respingere sulla scorta della necessità di pervenire, proprio per la presenza storica delle criticità ambientali elencate, ad interventi di riqualificazione, risanamento, rinaturalizzazione e riqualificazione dell’area piuttosto che ad un suo ulteriore deterioramento, per quanto limitato. Infine, il ventilato ampliamento del capannone esistente destinato ad ospitare l’impianto sarebbe palesemente in contrasto con le previsioni degli strumenti di pianificazione urbanistica vigenti.
VALUTAZIONI SULL’AREA VASTA
L’impianto in oggetto e’ ubicato in “ Zona Critica” ai sensi della D.G.R. n. 6501/2001 e s.m.i., dove non è opportuno introdurre nuove fonti inquinanti ma solo favorire attività di risanamento e mitigazione della qualità dell’aria.
Oltre alle motivazioni suesposte riteniamo che il progetto debba essere sottoposto alla Valutazione di Impatto Ambientale anche per motivi che esulano dai meri aspetti tecnici, ma che hanno a che vedere con la particolare situazione ambientale e sanitaria della città di Brescia.
L’area sud-est della città è stata ed è tuttora oggetto di studi da parte di ARPA ed ASL che attestano la pesante situazione di inquinamento che grava sulla zona, ma anche tutto il resto di Brescia è afflitto da importanti problemi ambientali che la rendono la terza città più inquinata d’Europa per la qualità dell’aria e la prima città in Italia per morti causate da tumori.
Brescia e dintorni è pure inserita nell’Area Critica, come citato in precedenza, e riteniamo perciò che non sia sostenibile inserire nuovi impianti di qualsiasi tipo e portata; ogni nuovo progetto deve quindi essere necessariamente sottoposto ad una Valutazione di Impatto Ambientale particolarmente minuziosa e puntuale al fine di non peggiorare la già compromessa situazione esistente.
Aggiungiamo inoltre che l’ipotesi, recentemente ventilata sui mezzi di informazione locale, di insediare l’impianto all’interno del perimetro dell’inceneritore di Brescia (zona Lamarmora) è da considerarsi impraticabile alla luce del fatto che l’inceneritore stesso, oltre ad essere una massiccia fonte di inquinamento, non è in regola con la normativa ambientale vigente non essendo stata sottoposta a VIA la terza linea.
Nello studio preliminare ambientale si sostiene che “in riferimento a quanto specificato nella modulistica provinciale e nell’allegato V al D.Lgs 152/06 e s.m.i. è stato effettuato uno screening del territorio circostante il sito di progetto, in un intorno nel raggio di 1000 m per verificare l’eventuale presenza delle aree geografiche di cui all’allegato V al D.Lgs.152/06 e s.m.i.
Per la tematica degli impatti cumulativi il raggio d’indagine è esteso a 1500 m. Tuttavia, non vi è alcuna menzione della vicina ex cava Pasotti, situata a poche centinaia di metri nell’ATEg 25. Il sito vede la presenza di un laghetto di falda, circondato da un bosco censito dal P.I.F.. Nel giugno 2012 l’area è stata definita dalla Provincia di Brescia e dalla Sovrintendenza ai Beni Ambientali e Paesaggistici come area di valenza paesaggistica da tutelare.
Nello Studio, l’area geografica in considerazione viene comunque definita (p. 21) come zona nella quale gli standard di qualità ambientale fissati dalla legislazione comunitaria sono già superati.
In virtù della pericolosità delle sostanze presenti nelle ceneri trattate, il principio di precauzione impone una valutazione tendenzialmente conservativa delle ricadute dei processi.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Se oggi ci ritroviamo con il problema dello smaltimento delle ceneri pericolose risultanti dall’incenerimento dei rifiuti è a causa di scelte sbagliate, la più importante delle quali è il sovradimensionamento dell’inceneritore di Brescia, oggi il più grande d’Europa (800.000 t/anno) rispetto ad un progetto iniziale che prevedeva soltanto 266.000 t di rifiuti all’anno.
Un impianto sovradimensionato che ha contribuito a:
– Disincentivare la raccolta differenziata.
– Sottrarre contributi (CIP6) per lo sviluppo delle energie rinnovabili a quelle vere.
– Contribuire ad assegnare a Brescia il triste primato di città tra le più inquinate d’Europa.
– Incidere negativamente sulla situazione sanitaria e sui relativi costi sociali.
Un costo economico e sociale che pesa sulla comunità e che dovrebbe essere addebitato anche ad A2A.
Uno sfruttamento economico delle ceneri in vece del loro tradizionale smaltimento potrebbe generare per A2A un incentivo perverso e contrario alla riduzione dell’incenerimento dei rifiuti.
A rigor di logica ma soprattutto di buon senso, prima di iniziare il recupero di queste ceneri si dovrebbe:
a) Ampliare la raccolta differenziata, i metodi esistono già.
b) Ridurre l’incenerimento dei rifiuti, che potrebbe divenire inutile in presenza di un’efficace raccolta differenziata.
c) Ridurre la produzione di rifiuti all’origine.
d) Incentivare il riuso, il riutilizzo, il riciclo, il risparmio.
Tutti passi facilmente realizzabili ed utili per la società e l’ambiente. Sarebbe auspicabile che A2A dedicasse più energie a presentare alla cittadinanza nuove e più efficaci misure per l’aumento della quota di raccolta differenziata dei rifiuti.
Relativamente alla collocazione dell’impianto sperimentale in via Chiappa a Buffalora, questa scelta è sbagliata proprio per gli stessi motivi per cui A2A la sostiene.
E’ proprio seguendo una logica incrementale che si è arrivati ad accumulare attorno e dentro ai quartieri di San Polo e Buffalora un’acciaieria, divenuta sempre più grande un pezzo per volta, tre impianti per la produzione di conglomerati bituminosi, nove discariche più altre tre in fase autorizzativa, un’autostrada, una tangenziale, una cava contaminata da Cesio 137, un’azienda dedita al recupero di rifiuti anche pericolosi, ecc..
Gli stessi criteri localizzativi della Regione Lombardia, che trascurano il principio della saturazione, innescano un processo senza fine dove l’impianto inquinante esistente giustifica il successivo e cosi via, senza prevedere una fine, se non una progressiva devastazione dell’ambiente.
Facciamo infine presente che il Comitato spontaneo contro le nocività, in sede di audizione presso la VI Commissione Ambiente della Regione Lombardia in data 23 maggio 2012, ha fatto esplicita richiesta di “una moratoria di tutte le domande in corso per l’autorizzazione di nuovi impianti inquinanti e discariche nelle zone già compromesse dal punto di vista ambientale”.
Brescia, 6 settembre 2012
per il Comitato spontaneo contro le nocivita’ , Lidia Bontempi
per il Comitato Difesa Salute e Ambiente , Angela Paparazzo
per Legambiente Brescia , Isaac Scaramella
per Associazione La collina dei castagni di Castenedolo , Ugo Cavagnini
Recapiti:
Comitato spontaneo contro le nocività
c/o Lidia Bontempi via U. Aldrighi n. 9
25134 Brescia
bresciacontrolenocivita@gmail.com
Co.Di.S.A.
c/o Casa Associazioni
via Cimabue n. 16
25134 Brescia
codisa2004@libero.it
Legambiente
Via Ventura Fenarolo n. 36
25122 Brescia
legambientebrescia@libero.it
La collina dei castagni
via Volta 1/ c
25014 Castenedolo
collinadeicastagni@libero.it
Osservazioni sull’impianto di inertizzazione delle ceneri presentate dal Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia
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[…] le osservazioni presentate dal Coordinamento dei Comitati Ambientalisti della Lombardia https://antinocivitabs.tracciabi.li/senza-categoria/perche-a2a-non-deve-realizzare-limpianto-di-trattament…Questo è il tema che abbiamo trattato questa mattina con il nostro collaboratore Andrea Bianconi […]
[…] le osservazioni presentate dal Coordinamento dei Comitati Ambientalisti della Lombardia https://antinocivitabs.tracciabi.li/senza-categoria/perche-a2a-non-deve-realizzare-limpianto-di-trattament…Questo è il tema che abbiamo trattato questa mattina con il nostro collaboratore Andrea Bianconi […]