Un documento firmato da diverse realtà che si muovono sul tema dell’ambiente a Brescia è stato inviato alle principali autorità cittadine e nazionali preposte al caso Caffaro-PCB ed è stato presentato questo pomeriggio, Lunedì 24 Giugno, alle 14.45 al caffè della Stampa di piazza della Loggia, in una conferenza stampa.
Ascolta qui l’intervista a Marino Ruzzenenti
https://www.radiondadurto.org/2013/06/24/pcb-le-realta-ambientaliste-non-mollano-nuovo-vademecum/
IL TESTO DEL DOCUMENTO
Ogg.: Sin “Brescia Caffaro”: Nuove indagini sui terreni e aggiornamento dei limiti dei PCB per la tutela della salute dei cittadini.
In relazione alla rinnovata attenzione delle Autorità in indirizzo sul gravissimo inquinamento da PCB e diossine di un’estesa porzione del territorio, a sud dell’azienda chimica Caffaro, compreso nel Comune di Brescia e in alcuni comuni limitrofi, recenti notizie di stampa hanno informato che l’Arpa di Brescia si accingerebbe ad una nuova e più dettagliata caratterizzazione dei terreni inquinati e che il nuovo Sindaco di Brescia avrebbe in programma di emettere una nuova Ordinanza più circostanziata relativa ai divieti dell’uso dei suoli per la popolazione residente (sulla base di quali nuovi elementi non è dato sapere).
In verità a Brescia, non sono i dati che mancano, bensì qualsiasi efficace intervento di bonifica, che, dopo un decennio perso inutilmente, possa restituire alla popolazione un territorio vivibile senza l’esposizione quotidiana a contaminanti altamente tossici e cancerogeni.
Comunque, se nuove indagini si vogliono effettuare, ci preme che queste almeno non siano inutili o peggio viziate da carenze metodologiche che ne possano inficiare la corretta utilizzazione sia ai fini della bonifica auspicata, sia per la tutela della salute dei cittadini.
Occorre rammentare, infatti, che, rispetto alle indagini effettuate sui terreni immediatamente dopo il 2001, sono intervenute due importanti novità di cui, per il “Sin Brescia Caffaro”, al di là della normativa ancora vigente, va tenuto assolutamente conto: da un canto, la riclassificazione dei PCB da parte dello Iarc dell’Oms dalla classe 2A “probabilmente cancerogeni per l’uomo” alla classe 1 “cancerogeni certi per l’uomo”, dall’altro le nuove normative e raccomandazione Ue sulla contaminazione degli alimenti che hanno ormai consolidato la definizione dei limiti delle cosiddette diossine per l’ammissione al consumo umano considerando la sommatoria, in termini di Tossicità equivalente, sia delle policlorodibenzodiossine, sia dei policlorodebenzofurani, sia dei 12 policlorobifenili diossina simili, ovvero i PCB – DL.
Tutto ciò comporta delle conseguenze necessarie nell’impostazione delle nuove indagini sui terreni e del successivo utilizzo delle stesse a partire dall’analisi di rischio sanitario sito-specifica.
- Concentrazione soglia di contaminazione dei PCB nei suoli e analisi di rischio sito specifiche.
Il Sin Brescia-Caffaro è unico a livello nazionale, per le elevatissime concentrazioni di PCB nei suoli (e di conseguenza nella catena alimentare fino all’uomo), fin da quando nel 2001 venne alla luce la gravissima situazione ambientale. L’emergere di tali conoscenze fu ragione di un comprensibile imbarazzo delle Autorità preposte, fino a quel momento del tutto “disattente”, costringendole ad affrontare una situazione effettivamente molto complessa. Le stesse Autorità furono tentate di elevare i limiti “accettabili” dei PCB nei terreni per cercare una scorciatoia che almeno attenuasse l’eccezionale gravità dell’inquinamento in essere. Subito si sviluppò, da parte di diversi membri del Comitato tecnico scientifico insediato dall’Asl di Brescia, un fuoco di sbarramento contro le soglie, ritenute “assurde” stabilite dal DM 471/1999, che per i PCB totali nei terreni ad uso agricolo e residenziale erano di 0,001 mg/kg. L’argomento forte, allora, era che i PCB, a differenza delle diossine, non erano cancerogeni certi per l’uomo. Si effettuò, quindi una prima analisi di rischio da parte del Dipartimento Insediamenti produttivi ed interazione con l’Ambiente dell’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro di Roma, ufficializzata il 28 marzo 2003. Questa analisi per le aree a più elevata esposizione potenziale, ovvero zone residenziali con consumo di vegetali prodotti on-site e zone residenziali di tipo condominiale con presenza di giardino, considerava accettabili limiti in un range tra 0,050 e 0,068 mg/kg. Quindi la pressione divenne fortissima per determinare anche sul piano formale ed ufficiale una revisione verso l’alto dei limiti previsti dal DM 471/1999. L’anno successivo si riprese in considerazione il problema, anticipato alla stampa dall’allora sindaco del Comune di Brescia, Paolo Corsini e dell’assessore all’ecologia, Ettore Brunelli (“Corriere della Sera – Lombardia” del 17 luglio 2004), in occasione dell’annuncio della riunione tecnica sull’analisi di rischio prevista per il 29 luglio presso il Ministero dell’Ambiente: “«Azzerare l’inquinamento è pura utopia […] non sappiamo proprio dove potremo trovare le risorse economiche necessarie per la bonifica», ammette il Sindaco; e incalza l’Assessore all’Ecologia: l’intenzione è quella di raggiungere un «modello matematico» capace di stabilire fino a che punto questo tipo di inquinamento è sopportabile […] «Ogni giorno ci accolliamo il rischio di venire coinvolti in incidenti stradali. Lo sappiamo e lo accettiamo. Sul fronte inquinamento, chiediamo che i tecnici dell’ambiente e della sanità ci dicano qual è il livello di rischio della convivenza con questo problema. Va individuato il livello tollerabile, e da qui partire per pianificare il futuro»”. Effettivamente il Comune di Brescia si faceva forte di uno studio appositamente commissionato che prevedeva per le aree a più elevata esposizione potenziale l’innalzamento dei limiti per i PCB nei terreni da 0,001 a 0,290 mg/kg, proposta da sottoporre appunto al Ministero dell’Ambiente (Comune di Brescia, Proposta per una metodologia per la stima dell’esposizione derivante dalla contaminazione del suolo nel Comune di Brescia, 29 luglio 2004, autori P. Rabitti, S. Tunesi, pp. 210). Comunque, tanto si fece da ottenere da Altero Matteoli, allora Ministro dell’Ambiente, di stabilire nel noto “decretone ambientale” 152/2006 la nuova concentrazione soglia della contaminazione (c.s.c.) da PCB nei terreni ad uso agricolo e residenziale a 0,060 mg/kg. Infine, un’ulteriore analisi di rischio compiuta agli inizi del 2008 dall’Istituto superiore di sanità, non solo confermava la nuova c.s.c. contenuta nel Dlgs 152/2006, ma ne forzava ulteriormente verso l’alto le concentrazioni accettabili per coltivazioni agricole limitate da alcuni vincoli, il cui rispetto risulterebbe in verità molto aleatorio:
“- per concentrazioni di PCBtot nei suoli fino a 0,06 mg/Kg (pari al limite di legge per i suoli ad uso verde pubblico/residenziale) sembra possibile effettuare anche attività agronomiche per uso alimentare umano, stante che, a valutazione statistica effettuata, a tale valore di PCB nei suoli è associata nella stragrande maggioranza dei prodotti vegetali una bassa concentrazione di PCB;
– per concentrazione di PCBtot nei suoli comprese tra 0,06 mg/Kg e 0,4 mg/kg si possono ancora effettuare pratiche agricole per alimentazione umana, ma con alcune limitazioni, in quanto aumenta la probabilità di produrre dei vegetali contaminati. In particolare in base ai dati forniti dalla Asl relativi alla presenza di PCBtot nei vegetali, è sconsigliabile la produzione di: alloro, carote, cavolo, insalata, porri, radicchio, salvia, spinaci, tarassaco, in quanto sono prodotti risultati, in alcuni casi, significativamente contaminati. In ogni caso non dovranno essere mai prodotti zucchine, rosmarino e fieno, in quanto sono quelli risultati sempre fortemente contaminati;
– sopra il valore di 0.4 mg/Kg di PCB nei suoli si sconsiglia la coltura per alimentazione umana e, soprattutto visto il fenomeno di bioaccumulo e biomagnificazione, per alimentazione animale” (Istituto Superiore di Sanità, Comune di Brescia, Asl di Brescia, Valutazione del rischio igienico sanitario per i suoli agricoli all’interno del SIN Brescia-Caffaro, Brescia marzo 2008, pp. 64-65).
Orbene, queste analisi di rischio, nonché la fissazione della nuova c.s.c del Dlgs 152/2006 poggerebbero su una valutazione della tossicità e della cancerogenicità dei PCB non più valida dal febbraio 2013, cioè da quando i PCB sono stati riconosciuti dallo Iarc dell’Oms “cancerogeni certi per l’uomo”. Continuare a far riferimento, dunque, a quelle analisi di rischio e a quei limiti, significherebbe con tutta evidenza sottovalutare gravemente il rischio per la popolazione esposta e non tutelare adeguatamente la salute dei cittadini.
Quindi si impone che venga effettuata, il più rapidamente possibile, una nuova analisi di rischio, coerente con il nuovo profilo di cancerogenicità dei PCB, e che, di conseguenza, vengano rivisti in senso restrittivo sia i limiti sito-specifici che presiedono alle disposizioni dell’Ordinanza sindacale sui divieti agli usi dei suoli, sia la c.s.c, del Dlgs 152/2006.
Va a questo proposito segnalato che l’esperienza bresciana insegna come, anche con concentrazioni di PCB totali nei suoli relativamente contenute, può verificarsi la contaminazione della catena alimentare. In un’indagine svolta dall’Asl di Brescia tra il 2007 e il 2008, il latte di alcune cascine dei dintorni di Brescia esterne al sito Caffaro venne preso in considerazione come termine di confronto rispetto alla elevata contaminazione del latte vaccino all’interno del sito.
E, casualmente, si scoprì che, in relazione ai nuovi limiti introdotti dall’Ue, comprensivi anche dei PCB-DL, alcune partite risultarono contaminate oltre la soglia. Tra queste vi era un campione di latte dell’Istituto agrario Pastori, con concentrazioni di PCB e PCD/F, espressi in pg di tossicità equivalente (TEQ) per g di grasso, pari a 9,522 (rispetto a 6 pgTEQ/g di grasso, nuovo limite del Regolamento UE 1881 del 2006). A questo punto la stessa Asl di Brescia risalì all’erba consumata dalle mucche scoprendo che una partita di questa proveniva in particolare da un prato, adiacente all’Alfa Acciai, e che questa stessa erba, sottoposta dall’Asl a campionamento il 13 giugno 2008, risultava contaminata da PCB diossina-simili, oltre i limiti (pgTEQ/g 1,25), cioè pgTEQ/g 1,333, per cui in data 14 luglio 2008 venne assoggettata a sequestro amministrativo (Asl di Brescia, Verbale di sequestro amministrativo, n. 1507, 14 luglio 2008). Sennonché, chiesto l’intervento dell’Arpa, la caratterizzazione di quel terreno dava un risultato sorprendente, perché le concentrazioni dei PCB totali sarebbero state ben al di sotto degli attuali limiti di legge (mg/Kg 0,060), cioè mg/Kg 0,0146, anche se superiore ai limiti fissati precedentemente dal DM 471/1999 (Arpa di Brescia, Itas “Pastori e Comune di Brescia, Caratterizzazione dei suoli agricoli di proprietà dell’Itas “Pastori”, Brescia 21 luglio 2008). Insomma il latte era contaminato, perché l’erba era contaminata, mentre il terreno non sarebbe da considerarsi contaminato. Questa vicenda sta ad indicare che i limiti per i PCB previsti dal DM 471/99 avevano un fondamento e che tutta l’azione svolta, in particolare dal Comune di Brescia, per ottenerne l’innalzamento fu errata, per cui si dovrebbero ripristinare quei limiti abbassando i “nuovi” introdotti dal DLgs 152/2006.
Questa vicenda, inoltre, ci rinvia alla seconda questione prima anticipata: perché le future indagini sui terreni del sito Caffaro siano efficaci ai fini della tutela della salute, evidentemente, non basta più ricercare nei terreni le concentrazioni dei PCB totali, ma, in coerenza con le nuove normative introdotte dall’Ue sulla contaminazione degli alimenti, bisogna ricercare anche i PCB-DL espressi in tossicità equivalente.
- Necessità di rilevare anche le concentrazione dei PCB-DL nei suoli espressi in tossicità equivalente.
Come già anticipato, in questo frattempo, nel passato decennio, sono intervenute alcune novità relative in particolare alla contaminazione da diossine negli alimenti: il Decreto Ministero della Sanità 10 gennaio 2007 in Attuazione della Direttiva 2006/13/UE relativa alle sostanze indesiderabili nell’alimentazione degli animali; la Raccomandazione della Commissione UE 6/2/2006 relativa alla diffusione della presenza di diossine, furani e PCB nei mangimi e negli alimenti; il Regolamento UE 1881/06 che definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari.
In particolare il Regolamento UE 1881 del 2006 stabiliva per il latte i nuovi limiti di 6 picogrammi/TEQ per grammo di grasso (intendendo la tossicità equivalente, TEQ, comprensiva, oltre che delle diossine, PCDD, e dei furani, PCDF, anche dei PCB diossina-simili), con un massimo di 3,0 pg/g di grasso per la somma in TEQ di PCDD e PCDF. Tale limite, entrato in vigore il 1 marzo 2007, era accompagnato anche dalla pubblicazione di una Raccomandazione UE (n. 88 del 6 febbraio 2006) che stabiliva, per parte sua, un limite di attivazione dell’autorità competente per la ricerca delle cause dell’inquinamento e per la sua riduzione, al superamento della concentrazione di 2,0 pgTEQ/g di grasso di PCDD + PCDF + PCB-DL.
In sostanza, per gli alimenti si è consolidata la prassi di valutare la sommatoria di PCDD, PCDF e PCB-DL espressi in TEQ, per stabilire i limiti per l’ammissione al consumo umano. E’ palese, a questo punto, l’incongruenza con la metodologia delle indagini sui terreni, che considera da un canto solo diossine e furani espressi in TEQ, distinti dai PCB intesi solo come PCB totali.
Più recentemente i limiti sopra indicati sono stati ridotti, con il Regolamento UE n. 1259/2011 e con la Raccomandazione UE 516/11 il tenore massimo di PCDD/PCDF nel latte è stato ridotto a un massimo di 2,5 pg/g di grasso (con un livello d’azione a 1,75 pg/g di grasso) e un tenore massimo di PCDD/PCDF e PCB-DL pari a 5,5 pg/g di grasso (e un livello d’azione a 2,0 pg/g di grasso).
E’ noto che la contaminazione dai suoli passa all’uomo, per almeno l’80%, attraverso la catena alimentare. E’ noto anche che, laddove all’interno del “Sin Brescia Caffaro” sono stati effettuati i monitoraggi biologici della contaminazione espressa in TEQ comprensiva di PCDD, PCDF e PCB-DL, un contributo preponderante risulta appunto a carico dei PCB-DL: in un campione di latte sono state rilevate concentrazioni di PCCD/PCDF/PCB-DL pari 62,663 pgTEQ/gr di grasso, di cui a carico dei soli PCB-DL ben 53,7 pgTEQ/gG (Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Chimica per l’Ambiente di Marghera –VE, analisi sul campione di latte con sigla n. 12962, già analizzato per i 7 congeneri marcatori di PCB dall’Istituto zooprofilattico di Brescia il 7 settembre 200, totale 7 congeneri di PCB ng/gG 504,3, Venezia 12 – 18 settembre 2001); la conferma viene anche dal caso del latte materno con una contaminazione di PCDD, PCDF e PCB-DL pari a147 pgTEQ/g di grasso, di cui ben 116 pgTEQ a carico dei soli PCB-DL (Turrio-Baldassarri L. e al., PCDD/F and PCB in human serum of differently exposed population groups of an Italian city, “Chemosphere” 73, 2008, S228-S234). Insomma, nel “Sin Brescia-Caffaro”, la contaminazione biologica e umana da diossine, furani e PCB, espressa in tossicità equivalente, è imputabile per circa l’80% ai PCB-DL, ma questi non vengono misurati nei terreni e la tossicità equivalente per i terreni viene valutata sommando solo diossine e furani, imputabili del solo 20% della contaminazione umana, escludendo l’altro 80% rappresentato dai PCB-DL.
La distorsione che potrebbe verificarsi appare con tutta evidenza clamorosa: potremmo avere un terreno apparentemente non contaminato che però trasmette la contaminazione all’uomo, semplicemente perché diversi sono i criteri e le metodologie con cui si misura la contaminazione nei terreni e quella biologica, degli alimenti e dell’uomo.
In conclusione, oltre alla ricerca dei PCB totali nei terreni, con la revisione restrittiva dei limiti di cui al punto 1, nel “Sin Brescia Caffaro” occorre procedere anche alla misurazione dei PCB-DL e considerare nei valori espressi in TEQ (limite 10 ngTEQ/kg) la sommatoria di PCDD, PCDF e PCB-DL anche per i terreni. In caso contrario la analisi di rischio sanitario sito-specifica prevista nella normativa sulla caratterizzazione e bonifica dei siti non sarà credibile.
L’obiezione che la normativa attualmente vigente non prevede espressamente le metodologie sopra indicate è irrilevante di fronte all’eccezionalità del “Sin Brescia Caffaro”, alla imprescindibilità di valutazioni sito-specifiche, previste dalla normativa, e anche al permanere di un elevato rischio per la popolazione esposta.
Se hanno fondamento recenti notizie di stampa per cui, dopo 11 anni, circa un 40% dei cittadini testati come contaminati nel “Sin Brescia Caffaro” presenterebbero ancora le stesse concentrazioni di diossine e PCB nel sangue e addirittura in un 2% si sarebbe registrato un aumento (Altre analisi del sangue su un campione più ampio, “Giornale di Brescia” 12 aprile 2013), si può realisticamente supporre che l’esposizione è proseguita e che la contaminazione ha continuato a transitare dall’ambiente all’uomo, dato che in letteratura si valuta un’emivita delle diossine e dei PCB nell’uomo, ovvero un loro dimezzamento, in un arco di tempo tra 7 e 8 anni. Ciò, peraltro, dimostrerebbe che l’impostazione fin qui adottata nelle indagini ambientali e nei monitoraggi biologici, nonché la conseguente Ordinanza sindacale sui divieti nell’uso dei suoli, sarebbero risultate scarsamente efficaci nel tutelare la popolazione dai rischi di esposizione ai contaminanti di cui trattasi.
Per questo si impone una svolta ed un maggiore rigore, a partire dalle nuove indagini ambientali nel senso indicato nei punti precedenti, affinché le stesse siano efficaci, sia per la tutela della salute, sia per pianificare adeguatamente gli interventi di bonifica.
Infine, per correttezza, si rende noto che la presente nota verrà trasmessa, per doverosa informazione, anche alla Magistratura inquirente.
Brescia 20 giugno 2013
Per Medicina Democratica
Marco Caldiroli
per Comitato per l’Ambiente Brescia Sud
Guido Menapace
Per SoS Scuola Brescia
Stefania Baiguera
Per Comitato popolare contro l’inquinamento “zona Caffaro”
Marino Ruzzenenti
Per Rete Antinocività Brescia
Marco Bendinelli
Per Coordinamento Comitati ambientalisti Lombardia
Imma Lascialfari
La lettera è stata inviata a :
Al Ministro dell’Ambiente
Dottor Andrea Orlando
Via Cristoforo Colombo 44,
00147 Roma
Al Direttore della Direzione generale per la tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell’Ambiente
avv. Maurizio Pernice
Via Cristoforo Colombo 44,
00147 Roma
Al Direttore del Dipartimento Ambiente e connessa prevenzione primaria dell’Istituto Superiore di sanità
Dott. ssa Loredana Musmeci
Viale Regina Elena 299
00161 – Roma
Al Direttore dell’Arpa di Brescia,
Dott. Giulio Sesana
Via Cantore n. 20,
25128 Brescia
Al Direttore dell’Asl di Brescia
Dott. Carmelo Scarcella
Viale Duca degli Abruzzi, 15
25124 Brescia
Al Sindaco del Comune di Brescia,
dottor Emilio Del Bono
P.zza Loggia n. 1,
25121 Brescia
Al Presidente della Regione Lombardia,
dott. Roberto Maroni,
Piazza Città di Lombardia 1
20124 Milano
Al Presidente della Provincia di Brescia,
dott. Daniele Molgora
P. zza Paolo VI° n.16,
25121 Brescia