L’inquinamento Caffaro si è propagato verso sud attraverso le rogge inquinando 20 Km di terreno con Pcb, diossine, furani, mercurio, nichel, arsenico, piombo, antimonio, rame. Lo mette nero su bianco Arpa Lombardia che ha pubblicato online i dati di una ricerca finanziata dalla Regione. https://ita.arpalombardia.it/ita/caffaro/index.asp
Basta cliccare sulla tipologia di inquinante indagato e appare una mappa dei 129 campioni (su un totale di 192) già analizzati. Come si sa l’inquinamento ha viaggiato tramite i fossi che raccoglievano gli scarichi della Caffaro (vaso Garzetta, fiume Grande, Mella) e che scorrono giù nella Bassa. Fossi usati per l’irrigazione e che hanno ancora sul loro greto molti veleni. Per questo andrebbero bonificati il piu’ velocemente possibile. Anche perche’ il recente Rapporto Sentieri ha certificato una relazione diretta tra aumento delle malattie e dei tumori tra la popolazione residente nel Sin Caffaro e inquinamento.
Il tema è stato al centro di un convegno che si è svolto a Brescia venerdi 13 giugno e coordinato dal giornalista del Corriere Brescia Pietro Gorlani . Ascolta
«Fare in modo che il Comune di Brescia entri nel processo civile in corso a Milano contro i proprietari della Caffaro, che ha avvelenato un quarto di città». Oppure «Rivolgersi alla consiglio superiore della magistratura segnalando l’inerzia della procura bresciana sulla questione». E ancora: «che tutti i cittadini facciano una causa collettiva per richiedere i danni sanitari che hanno subito in 60 anni di esposizione ai veleni». Sono le proposte più incisive emerse dal confronto.
Ruzzenenti ha amaramente constatato che dopo un anno «sta tornando tutto come prima, si fa qualcosina bonificano i giardini della Deledda ma le briciole dei 7 milioni non bastano per bonificare l’immenso sito, che andrebbe oltretutto riperimetrato verso la bassa, dove è arrivato l’inquinamento. Eppure solo ad agosto 2013 il sindaco Del Bono aveva detto che della Caffaro bisognava farne un caso mondiale». Ruzzenenti ha ricordato come Brescia «e i bresciani siano più diverse volte più contaminati dei cittadini di Taranto e della Terra dei Fuochi, nonostante le minimizzazioni dell’Asl». L’ambientalista, insieme a Guido Menapace del comitato Brescia Sud chiedono ancora al comune che l’ordinanza sui parchi che permette ai bimbi di giocare su parchi inquinati «venga rivista al più presto».
Al convegno c’era anche Paolo Ricci, che ha presentato lo studio Sentieri sul sin Caffaro, sottolineando «la forte incidenza di tumori a Brescia rispetto al Centro-Nord Italia e l’ipotesi ecologica è che la Caffaro centri eccome, visto che è da anni che Pcb e diossine sono considerati cancerogeni». Proprio per chiedere un risarcimento dei danni subiti il dottor Luigi Mara di Medicina Democratica — che nel 1976 scoprì il latte al Pcb della Galbani perché un allevamento era vicino ad una azienda della bergamasca che lavava i fusti della Caffaro e nel 1980 analizza la discarica Vallosa di Passirano— chiede un cambio di passo forte: «andrebbero denunciate per omessa bonifica tutte le amministrazioni che si sono succedute in Comune» per poi attaccare la magistratura bresciana «che nulla ha fatto per punire i responsabili di questo disastro».
Più tenero Edoardo Bai, di Legambiente nazionale: «purtroppo nessun Sin italiano ad oggi è mai stato bonificato più del 10% e il più vecchio ha 103, è a Trieste». Il suo invito è all’amministrazione comunale, affinché faccia il possibile per inserirsi nella causa civile in corso a Milano contro i vecchi proprietari della Snia. Perché servono soldi per le bonifiche, «che vanno fatte subito. Non serve invece spendere altri 500mila euro come farà l’Asl per sapere se il pcb causa linfomi non Hodgkin o tumore alla mammella e alla pelle. Lo sappiamo già».
Qui l’intervista a Marino Ruzzenenti
https://www.radiondadurto.org/2014/06/11/brescia-venerdi-13-giugno-convegno-sul-caso-caffaro/
Qui la relazione di Marino Ruzzenenti https://www.ambientebrescia.it/CaffaroConvegno2014Ruzzenenti.pdf
Qui la relazione di Paolo Ricci
https://www.ambientebrescia.it/CaffaroConvegno2014Ricci.pdf
Qui la registrazione del dibattito
Ultime notizie sul “Sin Brescia- Caffaro”
30 maggio 2014: La controversia sulla nuova Ordinanza sindacale che, “all’italiana”, alza i limiti di PCB e diossine per i parchi pubblici e i giardini privati nel Sin Caffaro viene riproposta sul tavolo del Ministero dell’Ambiente e dell’Istituto superiore di sanità. I bambini sono davvero tutelati dalla possibile esposizione a sostanze cancerogene e persistenti? (https://www.ambientebrescia.it/CaffaroOrdinanza2014Inadempienze.pdf).
21 maggio 2014: Per la bonifica del Sin Caffaro sembra ci si stia rassegnando alla pratica dei “piccoli passi”, con il conforto del “negazionismo” dell’Asl di Brescia per la quale è “Tutto OK!” E il Commissario richiesto a gran voce? E il Piano generale di bonifica tanto evocato? Eppure la bonifica non è rinviabile (https://www.ambientebrescia.it/CaffaroBonifica2014.pdf)
9-10 maggio 2014: I comitati promotori della grande manifestazione del 10 maggio “Stop biocidio”,(https://www.ambientebrescia.it/CaffaroStopBiocidio2014.pdf),
il giorno prima incontrano i Dirigenti dell’Asl di Brescia, alla presenza della stampa. L’incontro era stato strappato in seguito ad un blitz di alcuni ambientalisti (https://www.ambientebrescia.it/CaffaroAslBlitz2014.pdf ).
Evidente l’imbarazzo dei cinque dirigenti Asl di fronte alle argomentazioni stringenti degli ambientalisti (https://www.ambientebrescia.it/CaffaroAslIncontro2014.pdf ).
Di nuovo, secondo l’Asl l’inquinamento ambientale e la contaminazione umana da PCB e diossine che si registra a Brescia è normale per una città industriale (https://www.ambientebrescia.it/CaffaroPCBAsl2014Magoni.pdf ).
Dura presa di posizione di Paolo Ricci sull’inadeguatezza dell’Asl di Brescia nella gestione del “caso Caffaro” (https://www.ambientebrescia.it/CaffaroAslRicci2014.pdf ).
5 maggio 2014: Pubblicato il Terzo Rapporto dello studio “Sentieri”, coordinato dall’Istituto superiore di sanità e dall’Associazione italiana registri tumori, che conferma ufficialmente un’alta incidenza di tumori nel “Sin Brescia – Caffaro” . Lo studio, che certifica scientificamente aumenti di incidenza di tumori maligni, e in particolare di melanomi della cute, linfomi non-Hodgkin, tumori della mammella , del fegato e della tiroide, smentisce il negazionismo dell’Asl di Brescia(https://www.ambientebrescia.it/CaffaroSentieriTerzo2014.pdf) Un commento di Paolo Ricci, coautore del Rapporto, reso alla stampa (https://www.ambientebrescia.it/CaffaroSentieriRicci2014.pdf)