SOS Mella

E’ passata solo una settimana da quando centinaia di persone, lo scorso sabato, manifestavano per le vie della città per chiedere a gran voce di LIBERARE L’ARIA, L’ACQUA, IL SUOLO di questa provincia, che oggi, una ennesima grave situazione di emergenza ambientale risalta alle cronache. Miglia di pesci sono stati trovati morti nel fiume Mella. Dalla Valtrompia alla città era possibile vedere cadaveri di pesci galleggiare ed un odore nauseabondo si sentiva provenire lungo tutte le risacche. Che il fiume Mella fosse inquinato lo si va ripetendo da tantissimi tempo: documenti, convegni, mobilitazioni di questi anni sembra siano state del tutto inascoltate dalle locali istituzioni pubbliche. L’acqua, come per l’aria, deve apparire nella sua più totale gravità per risvegliare le coscienze assopite di una popolazione incapace di indignarsi convintamente sugli attentati che l’uomo e la natura subiscono quotidianamente. La moria di migliaia di pesci, sono la riprova che viviamo in un ambiente fortemente nocivo che merita la più totale considerazione perchè questo segnale è un campanello d’allarme che la natura ci indica per metterci nella condizione di capire che anche la nostra salute è messa a serio rischio. L’ipocrisia e l’ironica superficialità con cui la Regione Lombardia, la Provincia ed il Comune di Brescia hanno accolto in questi anni le denunce delle decine di comitati ed associazioni sulle drammatiche situazioni che, dalla Valle Camonica alla Bassa, dal lago d’Idro alla città, indicavano, anche con esposti pubblici, i rischi ed i pericoli ambientali a cui si è tutti sottoposti quotidianamente, sono la riprova, con quanto oggi avvenuto sulle sponde del Mella, che un profondo cambiamento si rende necessario per risollevare le sorti di un ambiente naturale compromesso da responsabilità politiche che trovano nell’economia criminale dei punti di pericolosa convergenza. Non basta una maggiore consapevolezza culturale sull’importanza di avviare idonee iniziative di tutela del territorio, quello che oggi è indispensabile per il nostro “benessere” e per la salvaguardia del nostro “bene comune” è un cambiamento del modo di pensare, ma in primo luogo, di una classe politica irresponsabile ed impreparata a gestire il rapporto che ci lega alla natura. Se riuscissimo a mandarli a casa anticipatamente, forse, potremmo ancora salvare il nostro futuro e quello delle generazioni a venire.

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