Nella Bassa torna l’allarme nitrati nell’acqua potabile

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Torna l’allarme nitrati nell’acqua nella Bassa bresciana. Torna dopo che nei giorni scorsi l’Asl di Orzinuovi ha inviato una lettera ai sindaci dei comuni più a rischio (ovvero quelli con nitrati superiori ai 40 milligrammi per litro). Una missiva dove prudenzialmente li si mette in guardia della necessità di prestare attenzione al fatto che il parametro nitrato sia prossimo al limite di legge (50 mg/litro). Una lettera che ha destato non poche preoccupazioni in diversi amministratori, che hanno chiesto lumi sia all’Asl che ai gestori di riferimento (AOB2 e A2A). In realtà la situazione non è cambiata rispetto agli anni passati, come dimostra un reportage su tutta la provincia fatto lo scorso anno dal corriere Brescia.

 I paesi più a rischio, da Travagliato a Mairano

A scatenare la polemica è stato il dato riguardante Orzivecchi. Le ultime analisi pubblicate dall’Asl risalgono al 17 marzo e riportano il dato di 44 mg, con un’incertezza di più o meno 5 mg. Un livello certamente alto, di poco sotto il limite legge. AOB2, la società di Cogeme che segue il ciclo idrico del comune, ricorda che dal 2011 è in funzione un impianto di denitrificazione e da allora i valori dei nitrati «sono costantemente mantenuti sotto il limite di legge». Impianti di denitrificazione sono stati installati in altri comuni gestiti da AOB2. Dal 28 aprile è in funzione a Travagliato: e la società assicura che il valore riscontrato dall’Asl il 17 aprile (50mg) da quella data in poi è sceso intorno ai 44mg. Altro comune con impianto di denitrificazione è Castegnato, dove il vecchio pozzo (serve un quarto di paese) arriva a 43mg ma quello nuovo non supera i 15mg. Ci sono però molti altri comuni della Bassa che sono a rischio. Molti sono quelli con una falda molto alta (ovvero a pochi metri dal piano campagna) e con una massiccia attività agricola. È il caso diBrandico, Longhena e Mairano (tutti con oltre 45 mg, si servono dallo stesso pozzo gestito da A2A). A Corzano si trovano 41mg, a Dello 40mg. I nitrati sono presenti in uguale misura anche nei «punti acqua» di questi paesi: qui infatti viene tolto il cloro e aggiunta la gasatura ma il procedimento per l’abbattimento dei nitrati è ben più complesso e richiede un’apposita strumentazione.
Come ricorda l’Asl sul suo sito web i nitrati provengono «dal dilavamento di terreni trattati con fertilizzanti e dall’ossida zione dell’ammonio in acque superficiali che ricevono scarichi civili e dell’allevamento». In quei comuni con tante stalle e magari con depuratori civili assenti o vecchi, l’azoto negli anni è percolato verso la falda anche profonda. Un po’ come successo a Brescia per la questione cromo, per intenderci. Ma è una variabile molto importante anche la geomorfologia del sottosuolo. A Borgo San Giacomoad esempio, dove non mancano certo gli allevamenti, i nitrati sono sotto il limite di 5 mg.

 Nitrati e limiti per la salute

Il nitrato di per sé non è cancerogeno. Quando ingerito però, circa il 20% può essere trasformato a livello di stomaco in nitriti e quindi in nitrosammine, considerate cancerogene, specifica l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) sul suo sito web. E aggiunge: «non bisogna confondere i nitrati con i loro derivati cancerogeni. Infatti la relazione tra la formazione di tumori e l’introduzione di nitrati attraverso l’acqua e il cibo non è stata dimostrata. Il motivo per cui è stato fissato un valore massimo dipende da un effetto negativo che possono avere sulla funzionalità renale nei neonati di meno di 3 mesi». Insomma, il limite della legge italiana è ampiamente cautelativo, anche se il Comitato Scientifico per l’Alimentazione della Commissione Europea ha valutato l’assunzione giornaliera accettabile di nitrati nell’ordine di 3,7 mg/kg. Una persona di 70kg potrebbe introdurre fino a 260 mg di nitrati. Diversa la questione per i piccoli: un bimbo di 20 chili non dovrebbe superare i 74mg. Va tenuto conto che i nitrati sono contenuti in salumi ed insaccati sotto forma di conservanti (rispondono alla sigla E251 ed 252); la legge permette una presenza fino a 250 mg al chilo. In buona sostanza: un iper esposizione ai nitrati avviene se in presenza di una scorretta dieta alimentare, con abuso di salumi (soprattutto se contenenti i più pericolosi nitriti, E249 ed E250). Dal punto di vista medico-scientifico sono da ritenere più pericolosi i composti metallici (come il cromo VI od i solventi clorurati dell’acqua cittadina) o i residui di pesticidi che si trovano nelle falde superficiali della bassa. Resta però aperta una questione non da poco: nei paesi più a rischio andrebbero magari sensibilizzati i genitori dei neonati sull’opportunità di non utilizzare l’acqua per la preparazione di pappe per i piccoli.

dal Corriere Brescia di Pietro Gorlani

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