La Direttiva Nitrati è stata approvata nel 2001 dall’Unione europea per ridurre e prevenire l’inquinamento delle acque e del suolo causato dai fertilizzanti azotati. Le singole regioni hanno recepito le norme individuando zone vulnerabili e non vulnerabili sul territorio e stabilendo i piani operativi che ogni azienda deve presentare per dimostrare la corretta utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e dei fertilizzanti azotati. Dal 1° gennaio 2012 è stato innalzato il limite massimo di azoto spandibile nelle zone vulnerabili ai nitrati da 170 (come previsto in origine dalla normativa) a 250 Kg per ettaro. Una questione questa che riguarda soprattutto Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, le prime regioni zootecniche italiane che assieme allevano circa 3 milioni di capi bovini di cui 1,2 milioni da latte, oltre a 6 milioni di suini e 48 milioni di capi avicoli.
La direttiva nitrati è vista con diffidenza negli allevamenti perché moltiplica gli adempimenti burocratici e, soprattutto, i costi costringendo molti imprenditori ad affittare dei terreni a prezzi elevati per rientrare nei limiti imposti dalla Ue. Ora ci potrebbe essere l’inversione di rotta. «C’è bisogno di una nuova strategia sull’applicazione della direttiva nitrati – sottolinea la Cia – che permetta finalmente di raggiungere i necessari standard ambientali senza porre limiti ingiustificati alla competitività delle aziende agricole e zootecniche in particolare, che hanno già subito pesanti ripercussioni sul fronte dei costi e della produzione».
L’obiettivo, secondo Confagricoltura, è introdurre già a partire dai nuovi decreti una semplificazione delle procedure, nonché una maggiore flessibilità nei divieti di spandimento nei mesi autunnali e invernali, equiparando il digestato ai concimi chimici.
Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che ha illustrato un rapporto ai ministri delle Politiche agricole, Maurizio Martina, del l’Ambiente, Gian Luca Galletti, nonché alle regioni del Nord, «l’impatto interessa non più del 10% delle superfici, tranne in Piemonte dove il tasso sale al 19%».
Secondo l’Ispra, dunque, «non può essere attribuita prevalentemente al settore zootecnico la responsabilità del processo di contaminazione da nitrati alle sorgenti». «Condividiamo con il ministro Galletti – ha sottolineato Martina – l’obiettivo di chiudere la partita sia sul fronte digestato che su quello effluenti entro il 30 giugno. Lavoreremo insieme per adottare entro quella data, di intesa con la Conferenza Stato-Regioni, un decreto che affronti entrambe le questioni relative al problema nitrati. Il nostro impegno è quello di aprire un tavolo anche a Bruxelles per ridiscutere l’intero impianto sulla normativa comunitaria».
Coldiretti parla di un’operazione-verità. «L’Ispra ha chiarito come il coinvolgimento della fonte zootecnica nelle problematiche ambientali sia del tutto trascurabile o minimo – ha detto il presidente Roberto Moncalvo – mentre assume un diverso peso il contributo di altre sorgenti in particolari minerali. Se in Europa i dati ufficiali forniti dalla Commissione confermano la Germania tra i paesi con le concentrazioni massime di nitrati nelle acque a causa dell’allevamento intensivo, nel nostro Paese occorre ricercare fuori dal l’agricoltura le cause del deterioramento della qualità delle acque».
Sul portale di Ispra non ce’ traccia del documento in questione, in compenso abbiamo trovato un rapporto , risalente ancora al 2003 in cui si legge ” i nitrati di origine agricola rappresentano una componente rilevante dell’inquinamento derivante da fonti diffuse, che interessa le acque interne e marine”.
Lo potete leggere qui https://www.isprambiente.gov.it/contentfiles/00003700/3766-rapporto-2005-50.pdf/view
L’Italia ospiterà a fine settembre il consiglio dei 28 ministri europei dell’Agricoltura e il 29 settembre saranno in Franciacorta . Sara’ probabilmente in questa occasione che il ministro delle politiche Agricole Maurizio Martina avanzera’ la sua proposta per modificare in sede europea la direttiva nitrati in barba a quanto sta’ accadendo nei Comuni bresciani.
Ne parliamo qui https://antinocivitabs.tracciabi.li/bassa-torna-lallarme-nitrati-nellacqua-potabile.html